Fano (PU) – Prosegue l’azione di contrasto dei carabinieri della compagnia di Fano agli spacciatori della movida estiva. Dopo l’arresto di domenica scorsa del 22enne romano K.B., a finire in manette è stato D.X., 33enne albanese disoccupato con piccoli precedenti, da tutti conosciuto come Tani l’albanese del lido. L’uomo, anche in questo caso, aderendo a più gruppi WhatsApp utili a fornire una rete di allarme circa la presenza delle forze di polizia, si sentiva protetto ma il soccorso “social” non è stato sufficiente ad evitargli l’arresto.
I carabinieri del nucleo operativo e della stazione di Fano erano giorni che tenevano sotto controllo la sua abitazione dopo che era stato segnalato lo strano andirivieni del giovane albanese che, a tutte le ore del giorno ma, soprattutto, della notte, a piedi o in bicicletta, raggiungeva il vicino piazzale Calafati dove ad attenderlo per un fugace incontro, c’erano uomini o donne di tutte le età e della più varia estrazione sociale. Oltre ai WhatsApp lo spacciatore utilizzava un altro stratagemma camminando sempre vicino all’argine del Porto Canale pronto a disfarsi dello stupefacente in caso di controllo.
La scorsa sera, al termine di un prolungato servizio di appostamento, “Tani” è stato visto uscire di casa e, seguendo il solito copione, raggiungere un’auto con a bordo una 38enne fanese. Non appena lo spacciatore ha raggiunto il finestrino dell’auto, i carabinieri lo hanno bloccato e trovato in possesso della classica pallina di cocaina da 0.8 grammi confezionata nel cellophane termosaldato. La donna ha immediatamente ammesso di essere una cliente abituale di “Tani”; non avrebbe potuto fare altrimenti anche perché i tabulati telefonici e le conversazioni WhatsApp erano emblematiche. Dopo un’accurata perquisizione dell’abitazione di Tani, che nel frattempo si era chiuso in un ostinato silenzio, i militari hanno rinvenuto, abilmente occultate, altre tre dosi di cocaina già pronte per lo spaccio ed un altro involucro contenente cocaina ancora da tagliare del peso di 10 grammi oltre a buste di cellophane con i classici ritagli circolari, una bilancia di precisione e 1.300 € in banconote di piccolo taglio che lo spacciatore, disoccupato, non ha saputo giustificarne la provenienza.
Dopo una notte trascorsa nelle camere di sicurezza, D.X. è stato giudicato con rito per direttissima dal giudice del Tribunale di Pesaro che, oltre a convalidare l’arresto, lo ha condannato alla pena di 8 mesi reclusione e lo ha rimesso in libertà perché ritenuto non pericoloso.
Ulteriori accertamenti sono in atto per chiarire la posizione dei tanti clienti emersi dall’analisi del cellulare, molti dei quali si sono presentati spontaneamente in caserma per evitare, conoscendo le procedure, imbarazzanti inviti formali al proprio domicilio.
Sarà altresì analizzata la posizione degli amministratori dei numerosi gruppi WhatsApp in voga tra giovani e meno giovani utilizzati per segnalare la presenza di forze di polizia valutando eventuali profili di concorso nel reato.