Fano (PU) – Dopo l’aggressione avvenuta al Lido ai danni di un giovane per un futile motivo Giuseppe Pasquino, il padre del ragazzo che nel maggio 2021 fu picchiato da un gruppo di giovani alla Rocca Malatestiana per aver difeso un suo caro amico che aveva lo smalto alle unghie.
“Il nuovo episodio di violenza – evidenzia Giuseppe Pasquino – accaduto al Lido di Fano, le recenti dichiarazioni del Preside Giombi del Liceo Scientifico di Fano, con cui concordo quasi in pieno fatta la ‘piccola’ eccezione che almeno un episodio d’inaudita violenza c’è stato e purtroppo come genitori della vittima lo abbiamo pagato caro, le dichiarazioni dell’Assessore Tinti e l’intervista della Dottoressa Isidori, desidero fare delle personali considerazioni. Buona parte dei giovani ‘criminali’ (perdonatemi la durezza del termine ma ho ancora ben impresso l’odore del sangue versato da mio figlio quella sera) all’epoca dei fatti erano ben conosciuti dalla Legge, dai servizi sociali dei comuni di residenza ed almeno 3 erano ‘ospiti’ di una comunità della zona le cui spese di gestione erano a carico della collettività. Uno dei tre, all’epoca dei fatti, era un minore per cui il Tribunale dei minorenni di Bologna aveva autorizzato solo uscite con l’affiancamento di un educatore.
Educatore, mi viene un mezzo sorriso a definirlo così, che invece (fatti accertati dagli organi inquirenti) quel giorno ha pensato bene di lasciare lui ed i suoi compagni liberi di frequentare soggetti pluripregiudicati, di bere alcolici e di ammazzare di botte mio figlio senza alcun motivo”.
“Se abbiamo deciso di non infierire – ribadisce Pasquino – processualmente su questo soggetto (che peraltro neanche ha pensato di chiedere scusa) è solo perché abbiamo scientemente deciso di incanalare tutte le nostre energie psicologiche, fisiche ed economiche contro chi materialmente aveva partecipato al pestaggio. Quindi, nel concordare con la Dottoressa Isidori sulla necessità di prevenire e di fornire maggiore supporto nei riguardi di questi minori disagiati e sul fatto che noi adulti dobbiamo interrogarci sulle mancanze che li attanagliano suggerirei una maggiore verifica anche sulle figure professionali a cui affidiamo, a costo della collettività, questi giovani”.
“Infatti, – afferma ancora il papà di Simone – avendo studiato in maniera approfondita (e sapendo bene dove leggere per competenza professionale) gli atti processuali è stato ulteriormente doloroso capire che tutto quanto capitato quel giorno poteva essere evitato in quanto i soggetti più violenti avrebbero dovuto essere seguiti in maniera attenta da un educatore”.