Pesaro – Il 2 settembre 1944. Data della Liberazione della città, «la nostra festa del ringraziamento, verso chi, 79 anni fa, decise di stare dalla parte giusta della storia», ha detto il sindaco Matteo Ricci, in occasioni della cerimonia che si è svolta questo pomeriggio. «Siamo qui per onorare, ma anche per ricordare che i valori di democrazia, libertà e uguaglianza vanno acquisiti ogni giorno e che bisogna battersi affinché vengano allargati a coloro che non li hanno». Il pensiero è subito al popolo ucraino e a tutti quei paesi nei quali il valore democratico è messo costantemente a repentaglio.
«Anche il nostro Paese per anni aveva subito e sopportato la dittatura. Ci eravamo macchiati della vergogna delle leggi razziali, avevamo collaborato attraverso il regime fascista al disegno folle e autoritario dei nazisti. Poi qualcosa è cambiato con lo scoppio della guerra, le coscienze si sono mosse e tantissimi giovani decisero di lasciare le proprie famiglie e collaborare con i partigiani per liberare il Paese dai nazifascisti. A loro va la “gloria eterna”», come riportato sul monumento ai caduti di piazzale Collenuccio, tappa conclusiva della cerimonia celebrativa, che si è snodata tra i luoghi simbolo: Monumento della Brigata Maiella in piazza Alfieri, Monumento alla Resistenza, Monumento agli Alpini, Cappella Votiva S. Ubaldo, Sacrario dei Caduti per la Libertà in Piazzale Collenuccio.
«Ognuno ha i propri supereroi, i miei sono i partigiani – continua Ricci, ricordando Pesaro durante gli anni della guerra -. Era una città vuota, distrutta sofferente. Molte persone scapparono nelle campagne, spesso trovando ospitalità da famiglie povere, che, nonostante le loro difficoltà, offrirono il loro aiuto. Uno spirito solidale che ancora oggi contraddistingue il nostro territorio».
Poi continua: «I valori che uscirono vincenti da quel passaggio storico non sono però acquisiti per sempre. Viviamo in un mondo nel quale la democrazia è messa costantemente a repentaglio. Dobbiamo ricordarci che senza Resistenza non ci sarebbe stata la Liberazione. Senza Liberazione non ci sarebbe stata la Libertà, senza la Libertà non avremmo potuto scegliere la Repubblica al posto della Monarchia. Senza Repubblica non ci sarebbe stata la Costituzione più bella del mondo». A questo proposito, «Attenzione ogni volta che si vuole toccare, è stata costruita su un equilibrio dei poteri, che rappresentano il cuore della democrazia». Ricci ha poi ricordato il Presidente Mattarella, «il suo ruolo è fondamentale. Anche in questi giorni ci ha ricordato il valore del lavoro e di come sia atroce e ingiustificabile morire per esso. Ci ha spiegato che l’unico modo per evitare arrivi clandestini è quello di allargare i flussi regolari, perché la disperazione non si combatte con la propaganda».
Poi il pensiero all’Ucraina «Quando Putin decise di invadere siamo stati subito dalla parte del popolo invaso, che resiste. È passato un anno e mezzo dall’inizio di questa guerra atroce, non è possibile che l’Europa non batta tutte le strade possibili e immaginabili per provare ad aprire uno spiraglio di pace. Rimango allucinato difronte al fatto che si è sdoganata l’idea che prima o poi questa guerra possa sfociare in un conflitto con armi nucleari. Non c’è sussulto, non c’è consapevolezza. Dobbiamo trovare lo spazio per un negoziato di pace, un cessate il fuoco. L’Europa e il nostro Paese devono giocare un ruolo maggiore rispetto a quello che stanno facendo».
Salutando ha voluto ricordare Ilaro Barbanti, ex vicesindaco scomparso oggi: «Non mancava mai alle celebrazioni. Una persona impegnata e stimata, gioiosa, con un grande senso delle istituzioni».