Roma – “Sono tutti morti. Mi sono salvato perché ho finto di esserlo anche io. In casa urlavano tutti”. Li ricorda così quei momenti concitati il 14enne sopravvissuto alla strage di Nuoro in cui sono morte 5 persone. Una strage senza movente scatenata dal padre del ragazzo, Roberto Gleboni, anche lui deceduto. In casa non è stato trovato nessun biglietto o prova che possa spiegare il gesto.
Si è tolto la vita dopo aver ucciso la moglie, Giusi Massetti, la figlia, un vicino di casa e l’anziana madre. È il Corriere della Sera a riportare le parole del minorenne che, nei prossimi giorni, quando possibile, sarà sentito come testimone. Quando sono arrivati i carabinieri ha parlato di un litigio tra i genitori.
Erano circa le 6.30, Gleboni era appena tornato da un turno di notte. In camera da letto lo scontro con la moglie e l’inizio di quei 20 minuti concitati. Ha preso la pistola che usava al poligono e l’ha uccisa, poi si è scagliato contro i figli che dormivano nelle loro stanze. Il 14enne è stato preso di striscio: è stato sottoposto a un intervento per la rimozione di qualche scheggia dalla mandibola se la caverà con qualche giorno di prognosi. Gleboni è, poi, uscito di casa. Ha incontrato il vicino, sparandogli. La famiglia dell’uomo ha deciso per la donazione degli organi. L’uomo si è, infine, diretto a casa della madre. Lei la quarta vittima. Lì si è suicidato.