

Roma – Affare fatto. Anche se l’affare alla fine l’ha fatto Trump. L’Ucraina ha accettato di cedere agli Stati Uniti i proventi derivanti da alcune delle sue risorse minerarie. Manca solo la firma all’accordo capestro – per molti osservatori quasi una estorsione – che dovrebbe poi portare ad una “pace” con la Russia. Anche la definizione di pace, viste le condizioni, è molto friabile. I termini finali dell’accordo sono ancora sconosciuti. Sebbene Zelensky abbia ripetutamente insistito per ottenere almeno garanzie di sicurezza in cambio delle sue “terre rare”, le precedenti bozze di accordi esaminate dal New York Times non includevano alcun impegno del genere. Trump ha sempre insistito sul concetto di “ricompensa” per i passati aiuti militari a Kiev, trasformando la discussione su un piano palesemente commerciale. Una bozza finale, tradotta, dell’accordo è stata inviata all’Ucraina martedì, secondo il funzionario americano. Il Segretario del Tesoro Scott Bessent e la sua controparte ucraina dovrebbero prima firmare l’intesa e poi Zelensky dovrebbe andare a Washington per controfirmarla davanti a Trump.
I critici affermano che la bozza dell’accordo non tiene in alcun conto il costo in vite umane che l’Ucraina ha già pagato per resistere all’invasione russa, facendo tra l’altro da cuscinetto militare per l’Europa e i Paesi della Nato.