Fano (PU) – Scriviamo “Vitruvio” e le parole che, per associazione di idee, ci vengono subito alla mente sono “simmetria, proporzione, bellezza”, con tutti i loro sinonimi. Marco Vitruvio Pollione non è stato solo un grande architetto-ingegnere romano vissuto nel primo secolo dopo Cristo, ma è stato, col suo “De Architectura”, il più grande storico e teorico dell’architettura e il punto di riferimento per la costruzione e le costruzioni dal mondo romano-antico.
Il suo pensiero (realizzato graficamente nell’“Uomo Vitruviano” disegnato da Leonardo nel 1490), riassumendo sinteticamente le proporzioni del corpo umano, è stato in grado di rappresentare simbolicamente anche le proporzioni che dal microcosmo, cioè dall’Uomo, possono narrare matematicamente con le stesse ‘proporzioni’ anche il macrocosmo, cioè l’Universo.
“Simmetria, proporzione, bellezza”, cioè sostantivi che declinati nell’architettura classica hanno dato vita, dal momento della loro riscoperta e applicazione nel XV secolo, al Rinascimento. E che tornano prepotentemente di moda ogni volta che nella storia l’umanità, stanca del disordine e della disorganizzazione se pure creativi, ha avuto necessità interiore od esteriore di ordine o di simmetria e ha avuto bisogno di riorganizzare il pensiero e la sua concreta realizzazione.
Termini come questi sono però direttamente connessi con un altro termine, quello di “armonia”, una parola il cui significato è chiaro e intuitivo, che dall’antichità greca è strettamente legata anche all’arte che più direttamente ci interessa: la musica.
La musica, nell’organizzazione delle arti e delle scienze sin dall’epoca pitagorica, era associata nel “quadrivium” a geometria, matematica e astronomia, in un’associazione scientifica che ne sottolineava non solo l’origine ma anche la sua costruzione intrinseca, e la cui risultante ‘armonica’ era indissolubilmente legata alla costruzione matematico/geometrica.
A questa concezione risponde il programma del primo appuntamento, l’8 luglio nella Chiesa di San Francesco a Fano, “L’armonia dei numeri”, nel quale verranno proposti brani celeberrimi la cui straordinaria bellezza è data appunto dal fondamento matematico di partenza, dalla geometria inesorabile della struttura compositiva attorno alla quale artisti come Dufay o Bach hanno saputo dare, come i grandi architetti dell’antichità e del Rinascimento, un rivestimento d’arte tale da nasconderci il calcolo e farci gustare solo l’impareggiabile ‘armonia’.
Il secondo appuntamento, “La disarmonia”, il 13 luglio alla Chiesa di San Francesco, sembra andare controcorrente. Oppure no, se risaliamo al mito di Armonia, figlia di Ares e di Afrodite, che ci dice come bellezza e proporzioni non siano dati assoluti, ma il faticoso risultato della mediazione tra gli opposti, della “disarmonia”, appunto. Un percorso perfettamente rappresentato da “Juditha Triunphans, sacrum militare oratorium”, composto alla fine del plurisecolare conflitto in Europa tra Oriente e Occidente.
Inevitabile conclusione è il terzo appuntamento, “L’armonia delle sfere”, il 17 settembre in Piazza XX settembre, nel quale dal microcosmo al macrocosmo allarghiamo lo sguardo dell’ “armonia” dalla Terra all’Universo, come fecero Pitagora o Platone, Boezio o Keplero. Suonano le sfere dei pianeti, ciascuna con la sua nota, per spiegare l’“Armonia” del cosmo con la musica, sintesi perfetta di tutte le armonie del mondo. “I cieli suonano”, dicono i saggi dell’antichità, “I cieli cantano”, aggiunge il salmista”, “I cieli producono vibrazioni” ci dicono i radiotelescopi. E dalla teogonia, dall’inizio della storia arriviamo così in conclusione alla fantascienza in un Universo infinito, sempre nel nome dell’armonia e della bellezza.