Fno (PU) – Un canneto frequentato quello alle spalle della chiesa di Metaurilia per non insospettire gli agenti del commissariato di Fano, coordinati dal dirigente Stefano Seretti. Decine di persone, a partire dalle 10.30 della mattina, erano solite ad intrufolarsi all’interno del canneto per poi andarsene come nulla fosse. Il motivo? Nascosto tra le alte canne uno spacciatore di eroina. Il pusher, un 36enne tunisino, si piazzava tra la vegetazione e come se nulla fosse smerciava lo stupefacente ai tossicodipendenti della zona. L’attività illegale non è durata molto però poiché ieri, i poliziotti, dopo giorni di pedinamenti e di identificazioni dei clienti, tutti già noti alle forze dell’ordine, hanno circondato il canneto e sono intervenuti. Ha provato a scappare il 36enne ma per lui non c’è stato niente da fare. Il pusher, bloccato dagli agenti è stato trovato in possesso di 20 grammi di eroina suddivisa in 30 dosi e 1500 euro in contanti, guadagnati in poco più di 3 ore. Le restanti dosi, che avrebbe venduto a circa 50 euro al pezzo, gli avrebbero fruttato un introito illegale di altri 1500 euro. Il tunisino, arrestato in flagranza di reato è stato processato questa mattina per direttissima condananto a 10 mesi (pena sospesa), 2000 euro di multa con confisca dei soldi sequestrati e l’obbligo di firma. Giorni intensi per gli agenti del commissariato di Fano che sabato, domenica, lunedì e martedì, hanno battuto a tappeto tutta la zona di Metaurilia. Oltre al pusher, i poliziotti hanno fermato una nigeriana di 25 anni, verso la quale pendeva un provvedimento di espulsione, e l’anno accompagnata all’apposito centro a Roma dove rimarrà in attesa di lasciare il paese. Scovato anche un 30enne rumeno, regolare sul territorio con specifici precedenti penali per reati contro il patrimonio al quale sono stati concessi 10 giorni per lasciare il paese. Sempre a Metaurilia, i poliziotti hanno trovato un casolare abbandonato con un piccolo guardaroba di merce contraffatta. Circa 70 i capi firmati Moncler, Napapijri e Colmar sequestrati dai militari, che sarebbero stati immessi sul mercato a cifre che si aggirano intorno ai 30-50 euro per un guadagno illecito di circa 3mila euro.