Parma – Si chiama “RoBee” ed è il primo robot umanoide cognitivo creato per operare nelle smart industries, a supporto delle persone nei lavori usuranti e pericolosi per la salute. A realizzarlo è l’azienda della provincia di Monza Oversonic, che lo ha presentato nei giorni scorsi a Sps Italia, salone dell’automazione e dell’industria intelligente, in programma fino a giovedì alle Fiere di Parma.
“Frutto di un lavoro progettato e validato anche grazie alla collaborazione con alcune aziende partner, che hanno testato il robot nei propri stabilimenti, RoBee rappresenta la nuova generazione di robot cognitivo, in possesso di tutte le necessarie certificazioni per essere commercializzato e per operare all’interno degli ambienti industriali”, spiega il presidente di Oversonic Fabio Puglia. La macchina, aggiunge, “è in grado di coniugare una strategica piattaforma cognitiva in cloud ed un’operatività di carattere industriale: il punto di equilibrio tra un approccio 5.0 e le più innovative tendenze della robotica sociale”.
In particolare il team di ingegneri di Oversonic negli ultimi sei mesi ha rivisitato la struttura del robot, inserendo un sistema di controllo più potente e aumentando l’efficienza del sistema di batterie, che consentirà di svolgere un maggior numero di azioni nell’arco delle otto ore. Anche l’alimentazione è stata completamente innovata, inserendo la funzione di ricarica per induzione tramite appositi dispositivi wireless.
Dal punto di vista meccanico, invece, rispetto alle precedenti versioni sperimentali, il robot è stato attrezzato con supporto di ruote omnidirezionali ed è stata ampliata la gamma di “end effector”, ovvero dei dispositivi posti alle estremità delle braccia, attraverso i quali il robot interagisce con le persone e con l’ambiente circostante.
Sul fronte “cognitivo” infine, le capacità sono state efficientate con nuova tecnologia di comunicazione industriale ad alta velocità, che consente di acquisire più velocemente informazioni su processi sempre più complessi e permette di svolgere più azioni autonomamente, adeguando a seconda della situazione lavorativa il comportamento più adeguato. In concreto, significa che il robot, ad esempio, è in grado di rimuovere autonomamente il dispositivo end effector di cui è attrezzato (la mano o la pinza), per sostituirlo con altro più adeguato allo svolgimento della mansione di cui è incaricato. Il robot umanoide insomma, conclude Puglia, “prefigura la fabbrica del futuro e anche nel design rimarca questa naturale vocazione industriale”.