DIRE – Aumenta il numero dei fumatori in Italia: sono quasi uno su quattro
- 30 Maggio 2022
Roma – Quasi un italiano su quattro (il 24,2% della popolazione) è un fumatore, percentuale che non si registrava dal 2006. Dopo un lungo periodo di stagnazione si assiste quest’anno a un incremento di due punti percentuali: i fumatori infatti erano il 22% nel 2019, ultimo anno di rilevazione pre-pandemica. Il trend rilevato nel triennio 2017-2019 che vedeva una costante diminuzione delle fumatrici, non viene invece confermato nel 2022: quest’anno infatti si assiste a un incremento nella percentuale dei fumatori che riguarda entrambi i sessi. In aumento anche le persone che fumano sigarette a tabacco riscaldato: 3,3% del 2022 rispetto al 1,1% del 2019, ma più di una persona su tre (il 36,6%) le considera meno dannose di quelle tradizionali. Sono questi i dati più significativi del report dell’Istituto superiore di sanità diffuso oggi in occasione della Giornata mondiale senza tabacco di domani, promossa dall’Oms.
Il tema proposto dall’Organizzazione mondiale della sanità per il 2022 è focalizzato sull’impatto del tabacco sul pianeta: dalla coltivazione, alla produzione, alla distribuzione e ai rifiuti. La campagna mira inoltre a evidenziare gli sforzi dell’industria del tabacco per ‘apparire ecosostenibile’ e migliorare la propria reputazione e quella dei suoi prodotti commercializzandoli come rispettosi dell’ambiente. “L’aumento dei fumatori rilevato dal report è un segnale che desta preoccupazione – afferma il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro – e rispetto al quale è importante attivare azioni di prevenzione a partire dai più giovani per garantire una vita più lunga, con meno disabilità e qualitativamente migliore per noi e per chi ci vive accanto”.
L’EFFETTO PANDEMIA
Anche l’incremento dei nuovi prodotti del tabacco ha contribuito ha modificare il trend degli anni precedenti. “Il dato di quest’anno – sottolinea la responsabile del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss, Roberta Pacifici – ci conferma come la pandemia abbia significativamente influenzato le abitudini al consumo dei prodotti del tabacco e di nicotina degli italiani. I nuovi prodotti del tabacco e le e.cig si sono aggiunti al consumo delle sigarette tradizionali e i loro utilizzatori infatti sono quasi esclusivamente consumatori duali”. “La falsa percezione di consumare prodotti meno o addirittura non nocivi per la salute e il sentirsi autorizzati ad utilizzarli in ogni luogo, in deroga alla legge Sirchia – sottolinea Pacifici – stanno certamente incidendo sull’aumento del loro consumo”.
QUANTI SONO (E CHI SONO) I FUMATORI IN ITALIA
Per quanto riguarda il consumo, sono 12,4 milioni i fumatori in Italia e rappresentano il 24,2% della popolazione. Gli ex fumatori sono il 14,9% della popolazione italiana e i non fumatori il 60,9%. La prevalenza più alta di fumatori di sesso maschile si registra nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni (42,9), mentre nella fascia d’età 45-64 anni si registra la prevalenza più alta tra le donne (24,5%). Oltre i 65 anni troviamo le prevalenze più basse in entrambi i sessi. Tra i fumatori di sesso maschile si registra anche la percentuale più alta di chi fuma più di 20 sigarette al giorno (25,6% rispetto al 13,4% delle donne) mentre tra le fumatrici la percentuale più bassa di chi fuma meno di 9 sigarette al giorno (36,0% rispetto al 31,4% degli uomini). Quasi la metà dei giovani fumatori nella fascia d’età 15-24 anni (49,8%) fuma meno di 9 sigarette al giorno, sebbene il 45,5% di essi consumi tra le 10 e le 19 sigarette/die. Si fumano in media 11,5 sigarette al giorno. Il consumo medio giornaliero di sigarette si conferma in diminuzione, sebbene tale diminuzione consista di fatto nella riduzione di 2 sigarette in 10 anni (erano 13,6 sigarette/die nel 2011), con ancora il 20,4% di fumatori che consuma più di 20 sigarette al giorno.
Rispetto all’area geografica, la prevalenza di fumatori è più alta al Sud in entrambi i sessi: 32,6% negli uomini, 21,6% nelle donne. Si fumano principalmente sigarette confezionate (84,9%) e sigarette fatte a mano (14,9%), sebbene queste percentuali siano in diminuzione rispetto a quanto registrato nel 2019 (90,2% per le sigarette tradizionali, 18.3% per le sigarette fatte a mano). Le sigarette fatte a mano sono significativamente più diffuse tra i giovani di sesso maschile e residenti nelle regioni del Centro Italia.
SIGARETTE ELETTRONICHE E TABACCO RISCALDATO
Prendendo in esame la sigaretta elettronica e i prodotti a tabacco riscaldato, in Italia gli utilizzatori abituali e occasionali di e-cig sono il 2,4% della popolazione, ovvero circa 1.200.000 persone. Dopo un trend che vedeva negli anni precedenti una diminuzione degli utilizzatori, questi nel 2022 sembrano essere di nuovo in aumento (erano il 2,5% nel 2017, 2,1 nel 2018, 1,7% nel 2019). L’81,9% di chi usa la sigaretta elettronica è un fumatore, dunque un consumatore duale che fuma le sigarette tradizionali e contemporaneamente l’e-cig. Il 2,8% dei fumatori abituali o occasionali di sigaretta elettronica sono invece persone che prima di utilizzare l’e-cig non avevano mai fumato sigarette tradizionali.
Per quanto riguarda le sigarette a tabacco riscaldato (Htp), queste vengono utilizzate abitualmente o occasionalmente dal 3,3% della popolazione italiana, circa 1.700.000 persone. Il loro consumo è triplicato, passando dall’1,1% nel 2019 al 3,3% nel 2022. Relativamente alla percezione del rischio per la salute derivante dall’uso delle sigarette a tabacco riscaldato, si osserva che sebbene la maggioranza dei fumatori (il 52,2%) ritenga che esse siano dannose al pari delle sigarette tradizionali, il 36,6% ritiene che lo siano meno: quest’ultima percezione si è maggiormente diffusa tra i fumatori rispetto a quanto rilevato nel 2019 (era il pensiero del 25,3% dei fumatori). Inoltre, il 38,8% della popolazione (48,4% dei fumatori) ritiene che questa tipologia di prodotti non portino al consumo di sigarette tradizionali mentre il 26,1% degli italiani (37,2% dei fumatori) ritiene che l’esposizione passiva al consumo di sigarette a tabacco riscaldato non faccia male alla salute.
IL FUMO PASSIVO
Sul fronte del fumo passivo, consentire di fumare in casa ai propri ospiti è un comportamento fortemente correlato allo stato attuale di fumatore. Infatti, mentre non consente di far fumare all’interno della propria casa il 45,0% dei fumatori (erano il 48,9% nel 2019), non lo consentono il 75,4% degli ex-fumatori (erano il 74,9% nel 2019) e l’83,5% dei non fumatori (erano l’80,4% nel 2019): in diminuzione pertanto il comportamento virtuoso da parte dei fumatori, ma in aumento il divieto di fumare in casa da parte degli ex-fumatori e dei non fumatori. Anche l’esposizione dei bambini al fumo passivo in casa è fortemente correlata alla condizione di fumatore: infatti, mentre dichiarano di esporre al fumo passivo i bambini il 22,6% dei fumatori, questa percentuale scende al 5,5% nel caso di ex-fumatori e al 4,7% dei non fumatori.
LA LEGGE ANTIFUMO E I PRODOTTI ALTERNATIVI
Dopo oltre 15 anni dall’entrata in vigore della legge antifumo (legge Sirchia), il rispetto del divieto di fumo nei luoghi chiusi è diventato un comportamento adottato nella maggior parte dei casi e in tutta Italia con un sostanziale rispetto della legge. Purtroppo l’introduzione sul mercato di prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale (e-cig e sigarette a tabacco riscaldato) ed una legislazione non ancora adeguata ai nuovi scenari del mercato di questi prodotti, stanno rimettendo in discussione l’educazione al comportamento rispettoso nei confronti dei non fumatori. Infatti, il 66,8% degli utilizzatori di e-cig (erano il 62,6% nel 2019) e il 74,6% dei fumatori di sigarette a tabacco riscaldato (erano il 62% nel 2019) si sente libero di usare questi prodotti nei luoghi pubblici (mezzi di trasporto pubblici, privati, locali, bar, ecc..). Gli incrementi percentuali registrati nel 2022 degli utilizzatori di entrambe le tipologie di prodotti disposti a trasgredire i divieti di fumo, mandano un ulteriore chiaro segnale di allerta nei confronti di una legislazione ancora troppo fragile nei confronti dei prodotti diversi dalla sigaretta tradizionale.
IL SUPPORTO PER CHI VUOLE SMETTERE DI FUMARE
Smettere di fumare rappresenta un cambiamento importante nella vita dei tabagisti e a volte possono essere necessari più tentativi prima di riuscirci. Per questo la piattaforma ‘Smettodifumare’ (https://smettodifumare.iss.it) offre la mappa geolocalizzata dei Centri antifumo presenti sul territorio nazionale, fornendo indicazioni pratiche per un facile accesso. La piattaforma ospita anche la nuova Guida digitale ‘Smetto di fumare’, uno strumento da leggere, compilare e personalizzare che fornisce consigli e strategie utili per abbandonare la sigaretta e superare i momenti critici.
Dall’inizio della sua attività nel 2000 il Telefono Verde contro il Fumo (Tvf) 800 554088 ha preso in carico oltre 98.000 telefonate e nell’ultimo anno (1 maggio 2021- 30 aprile 2022) sono giunte al Servizio oltre 8.500 telefonate. Si chiama di più dal Nord (40% delle telefonate totali) poi dal Sud e dalle Isole (37%), ed infine dal Centro del Paese (23%). Chi telefona è quasi sempre un fumatore (92%) ma non mancano le chiamate di familiari e amici che chiedono aiuto per far smettere di fumare i propri cari (7%). La conoscenza del Telefono Verde Fumo è giunta, per la quasi totalità degli utenti, dalle avvertenze riportate sui pacchetti di sigarette (97%). I fumatori che contattano il servizio per il 65% sono maschi e per il 35% femmine e sono distribuiti in modo piuttosto omogeneo nelle diverse classi d’età senza importanti differenze di genere.
La richiesta principale portata dall’utenza fumatrice è ‘aiuto per smettere di fumare’ (95%), anche in virtù di precedenti tentativi di cessazione risultati fallimentari: il 68% dei fumatori, infatti, dichiara di aver messo in atto almeno un tentativo di smettere. Rispetto all’anno scorso, raddoppia la percentuale degli utenti che chiede informazioni sui prodotti di nuova generazione (erano lo 0,6 nel 2021, sono l’1,1% nel 2022). Ogni telefonata si caratterizza in un intervento professionale diversificato e personalizzato, dove l’aspetto dell’accoglienza, dell’informazione e del sostegno alla motivazione a smettere si configurano elementi salienti ed imprescindibili della relazione di aiuto tra l’esperto e l’utenza.
I CENTRI ANTIFUMO IN ITALIA
L’Iss si occupa annualmente del censimento dei Centri antifumo su tutto il territorio nazionale e l’aggiornamento concluso a maggio 2022 registra 223 Servizi. Continua pertanto il trend in diminuzione del numero dei Centri antifumo attivi in Italia: erano infatti 268 nel 2021 e 292 nel 2019. La distribuzione dei Centri antifumo non risulta omogenea sul territorio nazionale: il 61% dei servizi si colloca al Nord, il 17% al Centro e il 22% al Sud e nelle Isole.
I servizi offrono trattamenti integrati e per questo si avvalgono di differenti professionalità tra cui medici, infermieri professionali, psicologi. Tra le tipologie di intervento proposte il counselling individuale (68%), la terapia farmacologica (62%), la psicoterapia di gruppo (30%), la psicoterapia individuale (30%) e gruppi psicoeducativi (19%). Rispetto allo scorso anno, diminuisce la percentuale di infermieri che presta servizio presso i centri antifumo (erano il 22% nel 2021, sono il 12% nel 2022), mentre aumenta il personale medico dedicato (erano il 29% nel 2021, sono il 41% nel 2022). Presso i Servizi si può accedere alle prestazioni con diverse modalità e forme di contribuzione: alcune prestazioni sono gratuite per l’utente, altre soggette al pagamento del ticket o di altre tipologie contributive (quota associativa, intramoenia).