Roma – Nessun accordo, anzi nuova lite mattutina. Dopo il vertice di tre ore nella serata di ieri, il Terzo Polo ricomincia dagli stracci. Non ha ancora cantato il gallo quando Carlo Calenda, letti i giornali, twitta all’indirizzo di Matteo Renzi. La Stampa pubblica un virgolettato attribuito al leader di Italia Viva e diretto a quello di Azione. “Calenda è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pilloline“, avrebbe detto Renzi ai suoi.
Calenda chiede conto di queste parole che tradiscono, spiega in un cinguettio, un “nervosismo esagerato”. Per il leader di Azione è chiaro quello che è avvenuto ieri sera: “Hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo stai sereno non ha funzionato. Fine“.
La replica arriva attraverso l’ufficio stampa di Italia Viva, che smentisce le frasi riportate dalla Stampa e rilancia la proposta di un accordo: “Qui c’è il testo pronto: vuoi firmare o preferisci di no? Nessuna fregatura guarda il documento“, scrivono su Twitter pubblicando il testo dell’accordo proposto da Azione e corretto da Italia viva.
Per la cronaca, i due partiti dissentono in particolare su due punti. Il primo dei quali riguarda il finanziamento del Partito unico: Calenda chiede che ciascuno dei due soggetti debba corrispondere il 70 per cento delle risorse ricevute con il 2 per mille oltre a una dote iniziale di 200mila euro per finanziare il congresso. Renzi vorrebbe cedere solo il 50 per cento del 2 per mille. Per Calenda si tratta della prova che Renzi non è convinto sulla strada del Partito unico.
Una divergenza più di sostanza riguarda poi il ruolo del Comitato fondatore a cui Calenda vorrebbe demandare la scrittura del regolamento congressuale e quindi anche il grado di apertura o chiusura del congresso. Sulla parte dell’accordo Renzi ha fatto scrivere: “Cassare tutto”.
Infine c’è la questione della Leopolda. Calenda avrebbe chiesto che Renzi si impegni a non tenerla più. Sul punto interviene il senatore con un lungo tweet: “Non ha senso dire che la Leopolda non può più essere fatta. La facciamo dal 2010, non vedo perché dovremmo smettere di farla oggi in un momento in cui la politica va difesa da sovranisti e populismi”.
Renzi rilancia nei confronti di Calenda, al quale chiede di accettare le modifiche al testo dell’accordo: “I vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del segretario del partito Unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto. Basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme. Noi ci siamo. La gente ci chiede di tornare a sognare, non di volare rasoterra”. Oggi è previsto un nuovo incontro. Ma la lunga lite lascia probabilmente uno strascico reputazionale: è credibile un partito nato tra tante polemiche e divisioni?