Fano (PU) – Un silenzio assordante, quello che oggi avvolge il luogo dove un tempo sorgeva il cartello in memoria delle vittime di femminicidio. Un’installazione potente, con i nomi di quelle donne strappate alla vita dalla violenza maschile, che ora giace chissà dove. Rubato? Vittima di una “goliardata”?
O semplicemente rimosso per disattenzione, quasi a voler cancellare un problema scomodo che non si vuole vedere? Qualunque sia la motivazione, il risultato è lo stesso: un gesto che ferisce profondamente, che dimostra una mancanza di rispetto intollerabile verso le vittime e le loro famiglie.
Il cartello, con i suoi nomi e le sue cifre era un simbolo di solidarietà, un modo per dare voce a chi non ce l’ha più. E ora che non c’è più, il vuoto che ha lasciato è profondo. Questo gesto, per quanto grave, può essere un’occasione per riflettere. Per interrogarci su quanto la nostra comunità sia davvero sensibile al tema della violenza di genere. Per chiederci se stiamo facendo abbastanza per combattere questo fenomeno.
È il momento di alzare la voce, di dire basta all’indifferenza. Di pretendere che le istituzioni, l’associazionismo, la cittadinanza si impegnino concretamente per proteggere le donne e prevenire la violenza. Educare tutti noi e le nuove generazioni al rispetto e alla parità è la priorità. Solo così potremo costruire una società in cui nessuna donna debba più temere per la propria vita.
Il cartello era appeso all’angolo tra Via Negusanti e Via Palazzi, su un muro esterno del Cante di Montevecchio. Come operatrici ed operatori del Cante che ogni giorno lottano per i diritti civili, umani e sociali, abbiamo già provveduto a farlo rifare. Sarà di nuovo lì a partire dai prossimi giorni, a testimoniare che non si può cedere su nulla quando parliamo di violenza contro le donne.
Per informazioni
Costanza Ciarlantini
Referente comunicazione del Cante di Montevecchio
cell. 327 256 6458