![]({"full":{"0":"2022\/05\/Andrea-Biancani.jpg","1":400,"2":370,"3":false,"file":"https:\/\/www.fanoinforma.it\/wp-content\/uploads\/2022\/05\/Andrea-Biancani.jpg"}})
![]({"full":{"0":"2022\/05\/Andrea-Biancani.jpg","1":400,"2":370,"3":false,"file":"https:\/\/www.fanoinforma.it\/wp-content\/uploads\/2022\/05\/Andrea-Biancani.jpg"}})
Pesaro – Biancani torna sull’Atto Aziendale dopo le dichiarazioni del sindaco Serfilippi: «Per noi non esistono conflittualità con l’amministrazione di Fano e non ho intenzione di accentuare i campanilismi, anzi faccio un appello alla solidarietà degli amministratori del territorio: non cadete nel tranello della strumentalizzazione, siate solidali con la città di Pesaro che, senza togliere niente alle altre città, chiede eguale trattamento»
Le scelte all’interno dell’Atto Aziendale, a distanza di giorni, fanno ancora discutere. Pesaro, infatti, stando a quanto definito nel documento, rimarrebbe senza primario per il reparto ostetricia e ginecologia al contrario di Fano e Urbino per i quali è prevista un’unità operativa complessa, pur avendo Urbino «meno di 500 parti all’anno, registrando 408 nascite; 67 in meno rispetto alle 475 di Pesaro», ha ribadito il sindaco Andrea Biancani dopo le ultime dichiarazioni del sindaco di Fano, Luca Serfilippi.
«Tengo a precisare che non ho mai denigrato i medici dei reparti fanesi, come non ho mai voluto aprire alcuna conflittualità tra le due amministrazioni ma, purtroppo, ogni scusa è buona per strumentalizzare il dibattito, soprattutto in vista delle imminenti elezioni regionali. Il sindaco Serfilippi vuole creare conflittualità tra le due città; una scelta sbagliata che non va fatta. Fano e Pesaro devono imparare a dialogare e noi abbiamo chiesto solo pari dignità», poi aggiunge: «Nel nostro ruolo da sindaci dobbiamo evitare campanilismi senza cedere alle tentazioni politiche. L’ospedale di Pesaro – rimarca – deve rimanere un riferimento per tutto il territorio e non è un caso che gli interventi ginecologici con più alta complessità vengono dirottati nella nostra città, a garanzia delle donne di tutta la provincia».
Biancani poi torna a focalizzarsi sulla situazione del reparto pesarese: «Quello che abbiamo chiesto sono pari dignità per una struttura che in pochi anni dalla sua riapertura ha registrato importanti passi in avanti, dimostrandosi l’unica alternativa alla mobilità passiva verso Rimini» passando da un incremento dell’oltre 20% nel 2021 rispetto al 2020 ad un solo 11% di mobilità passiva nel 2024, «che potrebbe migliorare ulteriormente con la presenza di un primario che ne garantirebbe i numeri». E poi precisa «Non abbiamo mai chiesto di togliere il primario da Fano o Urbino e non lo faremo mai, per noi è fondamentale che ogni reparto mantenga la propria autonomia e i propri servizi».
La maggioranza del Consiglio comunale, lo scorso martedì, ha votato favorevolmente la mozione per il primariato al reparto di Ostetricia e Ginecologia di Pesaro, chiedendo al sindaco Biancani di farsi carico della richiesta di modifica dell’Atto Aziendale alla Regione Marche e all’Ast. «Purtroppo, la competizione e i conflitti tra reparti che avevo pronosticato già nelle mie prime dichiarazioni si sono avverate, in quanto intrinseche nella scelta fatta sulla realizzazione del nuovo ospedale Pesaro-Fano. Mantenere i reparti in tutti i presidi (Pesaro, Fano e Urbino) sta portando e porterà ulteriori tensioni, conflitti e competizioni nelle varie città che saranno sempre più impegnate a “fare i numeri” per garantire la qualità dei servizi nelle proprie strutture, contendendosi sempre più i pazienti. Una scelta che ritengono sbagliata anche la gran parte degli operatori sanitari, costretti a lavorare in carenza di organico in ogni presidio».
Ma a prescindere dal parere politico del sindaco Biancani «il nuovo ospedale non ci sarà per scelta dell’attuale governo regionale che sicuramente non cambierà con le mie dichiarazioni». Infine, l’appello ai sindaci del territorio: «Non cadete nel tranello della strumentalizzazione, ma anzi, siate solidali con la città di Pesaro che, senza voler togliere niente alle altre città, chiede eguali servizi capaci di affiancare l’alta specializzazione presente nell’assetto sanitario del territorio».