Fano (PU) – Il Capogruppo Lega Fano in consiglio comunale Gianluca Ilari evidenzia lo stato del Parco Giochi di Centinarola sottolineando il vergognoso degrado raggiunto.
“Il parco – sottolinea Ilari – giochi di via Monfalcone a Centinarola è arrivato a un livello di degrado intollerabile, degno di un quartiere che evidentemente qualcuno cataloga di serie B. Il terreno non riceve più l’acqua, causando continui allagamenti, la scarsa illuminazione notturna e la pericolosità, per l’assenza di una recinzione, fanno sì che il più grande luogo di socialità del quartiere frequentato da bambini, giovani ed anziani, abbia raggiunto condizioni inaccettabili”.
“Per non bastare, – prosegue il Capogruppo Lega Fano – ad aggravarne la situazione già deprecabile, i bivacchi della scorsa notte, con rifiuti di ogni genere lasciati a terra, hanno completato il quadro di una situazione a cui è necessario porre rimedio. E pensare che l’amministrazione comunale, esattamente il 16 ottobre 2021, durante un incontro pubblico proprio nel parco in questione, aveva lanciato con grande enfasi mirabolanti idee di riqualificazione dell’intera area. Fra le più urgenti, la realizzazione (entro marzo 2022) di una siepe, che facesse da confine fra il parco e via Monfalcone”.
“Ad oggi – sostiene Ilari – nessun progetto è stato licenziato dall’amministrazione comunale e nessun fondo è stato ancora destinato al parco giochi di Centinarola. Basterebbe veramente poco per sistemare il terreno, aumentando l’illuminazione notturna con l’utilizzo di lampioncini fotovoltaici ad accensione automatica, piuttosto che farlo manualmente come avviene ora. Altresì non ci vorrebbe granché a recintare il parco, così da poter lasciare i bimbi liberi di giocare senza il rischio di finire in strada. Sarebbe inoltre opportuno installare delle telecamere per esercitare un reale ed efficace monitoraggio degli spazi”.
“E’ giunta – conclude – l’ora di passare dalle parole ai fatti, di mantenere la parola data ai cittadini e soprattutto di riqualificare l’area, senza accampare le solite scuse tipiche dei perditempo”.
di Giulia Maria Andreozzi