Dimitri Tinti (PD): “Dopo le nomine, il rischio è l’involuzione di Fano”
- 25 Giugno 2024
Fano (PU) – “La presentazione della nuova Giunta comunale di Fano, guidata dal sindaco Luca Serfilippi, segna un momento di svolta e invita ad una riflessione critica sulle dinamiche politiche che rischiano di portare ad una preoccupante involuzione della nostra città”. Queste le parole dell’ex assessore al welfare Dimitri Tinti.
“Ho atteso l’ufficializzazione delle nomine, – afferma Tinti – prima di esprimermi, per rispetto delle procedure istituzionali e dei cittadini, che meritano trasparenza e certezza. Innanzitutto, le forti tensioni all’interno della coalizione di centrodestra, che per sciogliere i nodi hanno richiesto un incontro in Regione, confermano i timori espressi nei mesi scorsi: il futuro dei fanesi è destinato a essere deciso non nella nostra città, ma nelle stanze del potere regionale. Il centrodestra ha ottenuto un successo elettorale indiscutibile, frutto di una proposta politica percepita come popolare e unitaria. Ho già espresso i miei complimenti al sindaco Serfilippi e a lui e alla sua squadra auguro di lavorare con autonomia nell’interesse della comunità fanese”.
“Al contrario, il centrosinistra – sottolinea ancora Dimitri Tinti – e lo schieramento progressista debbono affrontare una verità scomoda: la disfatta è comune ed è stata autoinflitta! Servirà un confronto aperto, franco e rispettoso, per ripartire con rinnovato spirito di collaborazione e ritrovare una visione comune. A Lucia Tarsi, che mi succede nell’assessorato al welfare e che si troverà a gestire due settori complessi come i Servizi Sociali e la Cultura, auguro di affrontare questa interessante sfida migliorando l’integrazione e la qualità dei servizi e mantenendo un’ottica di apertura al territorio. Non posso esimermi poi dal commentare quelle che definirei ‘nomine ora per allora’, come l’indicazione del segretario della Lega a Fano, Brandoni, a Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Azienda di Servizi alla Persona (ASP)”.
“Questa notizia non smentita, – spiega ancora Tinti – squarcia il velo di ipocrisia del centrodestra fanese, fino a pochi mesi fa oppostosi con forza alla costituzione dell’ASP con motivazioni pretestuose. Le vere intenzioni ora sono chiare: una spudorata spartizione di posti per accontentare appetiti personali e partitici! Il centrodestra vede l’ASP come una qualsiasi società partecipata in cui parcheggiare politici insoddisfatti, come fosse incurante che, invece, dev’essere uno strumento snello dei comuni per gestire servizi alla persona, soprattutto rivolti ai più fragili. Ricordo che lo statuto e l’atto costitutivo dell’ASP sono stati approvati dal Comitato dei Sindaci dell’ATS 6 e da tutti i 9 Consigli comunali, ma il percorso è stato bloccato dal Consiglio regionale delle Marche. La Regione ha usato come pretesto, con una norma ad hoc, la mancata coincidenza tra Ambiti Sociali e Distretti Sanitari, una decisione che spetta alla Giunta regionale e che la stessa avrebbe dovuto realizzare entro il 31 dicembre 2023. Sta di fatto che un’inadempienza palese della Regione a guida centrodestra viene fatta pagare ai 9 comuni dell’ATS 6, stoppando per un anno, giusto per far passare le elezioni, un progetto di sviluppo e miglioramento del welfare territoriale”.
“Aggiungo – conclude il consigliere di minoranza Tinti – che l’indicazione del futuro Presidente del CdA dell’ASP, ancor prima di rivedere lo statuto, e senza un confronto con gli altri amministratori dell’ATS 6, segna un cambio radicale di approccio: Fano, il comune più grande, si chiude in dinamiche interne, decide da solo e senza rispetto per gli altri comuni. Negli ultimi anni, invece, abbiamo lavorato con dedizione e generosità per trasformare l’Ambito Sociale, dal modello della convenzione fra comuni a quello dell’Azienda pubblica di Servizi alla Persona, per potenziare la gestione associata dei servizi sociali e rendere più efficaci e uniformi gli interventi di welfare su tutto il territorio. Nello statuto era prevista la figura dell’Amministratore unico con l’obiettivo di individuare una persona competente e qualificata, salvaguardando il ruolo di indirizzo politico preminente dell’Assemblea dei sindaci che sarebbe di fatto marginalizzato da un CdA. Inoltre, un CdA comporta maggiori costi, per i compensi e le spese di gestione, col rischio di avere un ente pesante e inefficiente che i rappresentanti dei sindacati e del terzo settore ci avevano chiesto di evitare.
In conclusione, senza essere prevenuti, con questi presupposti sul futuro del welfare, ho seri motivi di essere preoccupato per la ricaduta sul livello dei servizi a Fano e nei comuni dell’Ambito”.