

Bologna – I tagli dell’Irpef nel 730? Azzerati dagli acconti (salati) che i contribuenti saranno chiamati a pagare in busta paga nei prossimi mesi. La denuncia arriva dalla Cgil, che ieri ha diffuso il risultato di una serie di simulazioni effettuate sull’imminente dichiarazione dei redditi. Secondo i calcoli del sindacato, lavoratori e pensionati quest’anno pagheranno da 75 a 260 euro in più di tasse. Un ‘giochino’ che porterà nelle casse dello Stato 4,3 miliardi di euro, di fatto un prestito a tasso zero che i lavoratori faranno al Fisco. Ma come mai, cosa è successo?
In pratica, ha spiegato la Cgil, anche se le fasce contributive dopo la riforma sono diventate tre e sono cambiate proprio nell’ottica di abbassare le trattenute, gli anticipi che lo Stato andrà a chiedere per il 2025 (e dovrebbe succedere anche per il 2026) sono calcolati sulla base delle aliquote 2023, con i vecchi scaglioni dunque, che prevedevano tasse più alte e detrazioni più basse. Quindi si tratterà di importi salati. Talmente salati che per il momento andranno a compensare, di fatto, i tanto annunciati tagli promessi dal governo. È vero che questi anticipi, una volta riparametrato il reddito e la dovuta aliquota, saranno un domani restituiti. Sì, ma quando? E comunque la domanda è: perchè? Ora come ora i contribuenti si troveranno a pagare, in anticipo, acconti molto pesanti e vedranno così assottigliati (o azzerati) i rimborsi che quest’anno avrebbero dovuto essere più consistenti.
Insomma, per quest’anno a dispetto dei tanti annunciati tagli all’Irpef di cui ha tanto parlato il governo, tutti si troveranno a pagare più tasse non dovute. Oppure a vedere ridotto al minimo il rimborso per le spese portate in detrazione. Ecco un esempio riportato dal quotidiano Repubblica: una pensionata con reddito da 27.800 euro, una casa con rendita da 500 euro, un figlio disabile a carico, avrebbe una dichiarazione a zero imposte. Il ricalcolo che l’Agenzia delle entrate sul suo 730 precompilato porterà invece un debito fiscale di 260 euro.
Secondo i calcoli fatti dalla Cgil, i lavoratori dipendenti saranno chiamati a versare allo Stato circa 75 euro nella fascia fino a 15.000 euro (la prima dopo la no tax area). Per chi si trova nello scaglione successivo (dai 15.000 ai 28.000 mila), la cifra richiesta sarà di 100 euro. Che diventano 260 per chi ha redditi dai 29.000 euro in su.
Per il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, e per la presidente del Consorzio Caaf Cgil, Monica Iviglia, si tratta di una “clamorosa ingiustizia ed ennesima vessazione”. La beffa sarà ancora più evidente per chi ha un reddito fisso, che nonostante le ritenute già pagate regolarmente dovrà comunque versare un anticipo maggiorato, calcolato con aliquote e regole che di fatto sono sorpassate. Il ‘sistema’ degli acconti riguarderà anche pensionati e autonomi ordinari, che dovranno pagare gli acconti col vecchi sistema e poi le tasse in base alle nuove fasce contributive. Le istruzioni per la compilazione del 730 da parte dell’Agenzia delle entrate confermano il quadro, spiegando che l’acconto verrà calcolato con le regole passate. Christian Ferrari e Monica Iviglia della Cgil non ci stanno: “Lo Stato fa cassa con anticipi non dovuti”. La richiesta è di correggere questa stortura il prima possibile e riallineare le aliquote.