Roma – “Ho visto tanta agitazione, avrei voluto che lo stesso fermento l’avrei voluto vedere quando sono stati stralciati i debiti dei club professionistici di A, B e C per oltre 100 milioni solo nell’ultimo anno e mezzo, due anni. Evidentemente i controlli non hanno fermato alcune realtà. Peraltro è una bozza soggetta a ulteriori contributi. La bozza è uscita in maniera indebita e non corretta. Il testo non è definitivo”. Andrea Abodi difende così la bozza di decreto che istituisce la nascita di un’agenzia governativa di vigilanza e controllo economico finanziario sulle società sportive professionistiche, quindi di calcio e basket, intervistato a Radio anch’io sport, su Radio 1. “Stiamo parlando di controlli finanziari- dice il ministro – che dovrebbe essere un tema quasi indifferente. Devono essere fatti bene e possibilmente in modo terzo. Non viene toccato nulla sui criteri di iscrizione, e sull’attribuzione delle licenze. Vorrei sapere dov’è l’attentato all’autonomia dello sport“.
Il tema ha infiammato le istituzioni sportive per tutto il weekend. intervistato da Repubblica il presidente del Coni Giovanni Malagò ha parlato stamattina di “figuraccia mondiale”: “Lo dico con molta franchezza, ho seri dubbi che questo discorso possa essere accettato dagli organismi sportivi internazionali. Quindi, quantomeno, prima di prendere qualsiasi posizione a livello normativo questo va verificato. Altrimenti si rischia la figuraccia mondiale e, purtroppo, i governi italiani non sono nuovi a situazioni simili. In passato, sono state sostenute posizioni che poi sono stati costretti a modificare. Ci eravamo già passati”.
E ABODI RISPONDE
Abodi risponde alle critiche di Malagò: “Il documento lo ha avuto dal presidente della Figc, il linguaggio usato da Malagò non mi sempre il più formale in questo momento. Quando sono strati stralciati i debiti è stato toccato l’interesse dello Stato e dello sport, e Malagò sa che quei 100 milioni sarebbero tornati in parte allo sport. Le istituzioni si sono poste il problema di creare un ente terzo, autorevole. Non perché Covisoc non lo sia, ma perché non è terzo. Perché è federale. L’autonomia sportiva non è toccata. Non entriamo nelle scelte sportive”.
“I costi? 2,5 milioni di euro in un mondo che ha un turnover finanziario di diversi miliardi mi sembra un investimento in sicurezza e terzietà di cui hanno bisogno soprattutto i club che chiedono che tutti rispettino le stesse regole. Vogliamo garantire l’equa competizione perché non vorrei che i club che pagano tutto vengano considerati di secondo livello rispetto a quelli che non pagano, si iscrivono e magar riescono a raggiungere anche dei risultati sportivi che i virtuosi invece pregiudicano per scelte gestionali oculate“.
“La norma non può essere stravolta ma integrata e arricchita E non va in questo Consiglio dei ministri. Dobbiamo fare un passo in avanti. I soldi che il calcio da all’erario sono i soldi dei tifosi, non di qualcun altro. Anche quelli delle tv sono i soldi dei tifosi che si abbonano, e anche per rispetto a loro questa fase tecnica fa resa terza. La Serie A contribuisce alla mutualità, per 130 milioni ogni anno. Il calcio in generale contribuisce alla fiscalità generale del sistema sportivo, abbiamo tutto l’interesse a far funzionare la macchina e a contribuire a migliorare la sua reputazione. Serve la giusta educazione istituzionale”.