Roma – “Signorini ritiene di poter fornire tutta una serie di spiegazioni, ma non può farlo adesso, dopo due giorni. Difficilmente si può fare in una situazione di carcerazione. Vanno lette diecimila pagine di atti. Le carte impongono una lettura attenta che non può essere fatta in carcere. La priorità è chiarire la misura cautelare”. Così l’avvocato Enrico Scopesi, difensore di Paolo Emilio Signorini, al termine dell’interrogatorio di garanzia, stamattina nel carcere di Marassi. Signorini, arrestato con l’accusa di corruzione nell’ambito della maxi inchiesta che ha coinvolto, tra gli altri, anche il governatore Giovanni Toti, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Scopesi ha dribblato i giornalisti che attendevano all’esterno della casa circondariale, uscendo da un’uscita secondaria, salvo poi rispondere al telefono a un cronista. A quel punto si è creato un capannello di giornalisti e operatori, attorno al cellulare del collega in vivavoce. Il legale non ha voluto tornare a parlare di persona con la stampa. Scopesi ribadisce che Signorini “non ha fatto nessuna dichiarazione spontanea, ma ha confermato la disponibilità in un secondo momento a parlare con il pubblico ministero, in un contesto più tranquillo. È stata anticipata la possibile, futura disponibilità. Signorini sta abbastanza bene, è relativamente tranquillo nel contesto della vicenda alluvionale in cui si trova”.
Il legale aggiunge che “sono tali e tante le contestazioni che vanno prima lette e assimiliate e verificate, il contesto è ampio. Non possiamo ancora dire che si chiarirà tutto, non è un’espressione mia né sua: è troppo presto per saperlo. È sempre un problema di interpretazioni: quattro anni di intercettazioni estrapolate dai contesti è ovvio che debbano essere interpretate. Vale per tutte le situazioni che si basavano su intercettazioni”.