

Roma – Lo aveva chiamato “il più brasiliano tra gli argentini” e allora Luiz Inácio Lula da Silva è uno dei presidenti che non potrà mancare. Uno tra tanti, da decine di Paesi e cinque continenti, per l’addio a papa Francesco, sabato alle 10, in piazza San Pietro. La conferma Lula l’ha data ieri sera, la notte in Italia e in Vaticano. Il presidente brasiliano ha detto che ci sarà sottolineando ancora una volta l’importanza dell’impegno globale di Francesco per la lotta contro la povertà, le ingiustizie sociali e i cambiamenti climatici. E forse non è un caso che il primo viaggio all’estero di Francesco fosse stato in Brasile, nel 2013, con Lula già presidente. C’erano state poi le canonizzazioni di due religiosi e 30 cattolici brasiliani martirizzati nel XVII secolo. Poi, nel 2019, dopo l’enciclica Laudato si’, la scelta di tenere in Vaticano il Sinodo speciale per l’Amazzonia. Prima e dopo quella di Lula, sono arrivate tante conferme di partecipazione. La lista dettagliata sarà diffusa dalla Santa Sede solo in prossimità delle esequie ma è già chiaro che le presenze saranno numerose e di rilievo globale.
Ha annunciato che ci sarà, il presidente americano Donald Trump, insieme con la “first lady” Melania. E stamane sono stati confermati gli arrivi del capo di Stato francese, Emmanuel Macron, dell’ucraino Volodymyr Zelensky e della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Non ci sarà il presidente russo Vladimir Putin, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini commessi durante il conflitto tra Mosca e Kiev. In piazza San Pietro arriverà invece il patriarca ortodosso Kirill, che aveva incontrato e sottoscritto con Francesco una dichiarazione ecumenica all’Avana, a Cuba, nel 2016.
Non ancora definite o comunicate le scelte della Cina. Un portavoce del ministero degli Esteri, Guo Jiakun, ha espresso cordoglio per la morte del papa ma a una domanda diretta su chi rappresenterà Pechino sabato ha risposto di “non avere informazioni”. Sul piano dei rapporti bilaterali, però, il responsabile ha evidenziato il rilievo del pontificato di Francesco. “La Cina è pronta a lavorare con il Vaticano”, ha detto Guo, “per continuare a migliorare i rapporti”. La Santa Sede e Pechino avevano siglato un accordo sulla nomina dei vescovi nel 2018, poi rinnovato lo scorso anno. Restando in Asia, a partire sarà anche Jose Ramos-Horta, presidente di Timor est: Stato emerso da una guerra di liberazione, nell’arcipelago delle Piccole isole della Sonda, meta lo scorso anno del viaggio più lungo del pontificato di Francesco, “quasi alla fine del mondo”, proseguito anche in Oceania.