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Roma – Emergono nuovi particolari all’indomani del femminicidio di Annarita Morelli, 72enne uccisa a Roma dal marito e trovata morta al volante della sua auto. L’uomo – Domenico Ossoli – è in stato di fermo nel carcere di Rebibbia. Lui stesso – dopo l’omicidio – ha confessato a un tabaccaio di Fonte Nuova, in via Palombarese, di aver ucciso la moglie. La donna si trovava lì perché era appena stata dalla veterinaria e lui che la controllava da tempo l’aveva seguita.
L’ex autista con la passione per la caccia ha sparato a bruciapelo perché non accettava la volontà della 72enne di separarsi per i ripetuti tradimenti. “Piuttosto l’ammazzo”, aveva preannunciato ai figli più volte, come hanno riferito loro stessi. E sulla panda rossa di Annarita aveva persino piazzato un Gps per controllare i suoi movimenti. Ieri mattina, così, è uscito di buon ora, sapendo che anche la moglie lo aveva fatto. L’accusa ora è di omicidio aggravato dalla premeditazione. Secondo quanto emerso, c’era già stata la prima udienza per la separazione e il giudice aveva stabilito un mantenimento mensile di 300 euro. Provvedimento che Ossoli non aveva intenzione di seguire e anzi – raccontano testimoni – aveva cercato di convincere Morelli a cambiare idea. Nonostante il controllo ossessivo, come lo definiscono gli inquirenti, non risultano denunce a carico dell’uomo.
Nella casa di Norcia di Ossoli, i carabinieri avrebbero trovato registrazioni di conversazioni con la moglie, cd e cassette. Si attendono i tabulati telefonici per verificare la presenza di eventuali messaggi intimidatori. Il 73enne, all’arrivo delle forze dell’ordine allertate dal tabaccaio, avrebbe solamente detto: “Sono stato io”. Addosso gli è stata trovata la beretta calibro 7,65 con 8 colpi nel caricatore un proiettile già esploso. Ossoli deteneva l’arma perché appassionato di caccia. Nel decreto di fermo il pm ha rilevato “l’evidente volontà omicidiaria dell’uomo”.