Roma – Tamberi è in finale alle Olimpiadi. Anche Stefano Sottile, l’”altro dell’alto” italiano sempre nell’ombra della superstar. La notizia – paradossalmente – è questa: il risultato secco di una qualificazione che in altre occasioni sarebbe stata scontata. Invece la febbre, il calcolo renale, a pochissimi giorni dall’esordio parigino hanno scavato un solco d’incertezze nel campione olimpico e mondiale.
“Devo ringraziare chi mi è stato vicino in questi giorni – dice ai microfoni della Rai – Non mi aspettavo così tanto affetto dagli italiani. Arrivarci così non è quello che avrei sperato. Oggi dovevo andare i finale, tre giorni fa ero in ospedale. La finale sarà più facile, per assurdo. Oggi non ho mai staccato. L’ho sempre subito. Dovevo sprecare poche energie perché ne avevo poche. E’ andata bene fino ai 2,24. Ma la gamba proprio non teneva. Sabato sarà un’altra giornata, non me ne frega niente. E’ la gara della mia vita. In due giorni sono cambiato da così a così. Sto decisamente meglio. Ho messo tutto davanti alla mia vita per questo. So di meritarmelo. Spero di farvi impazzire come tre anni fa”.
E dunque Tamberi c’è. Non decolla, non vola. Ma resta in gioco. Non è stato costretto a saltare i preventivati 2.29 metri per rientrare tra i migliori dodici. Gli è bastato arrivare indenne ai 2,24, per poi fallire (male) tre tentativi a 2,27 e aspettare che la concorrenza non facesse meglio. Ha “skippato” la prima misura, 2,15 metri, è entrato in gara a 2,20 al primo salto, con una certa insoddisfazione in volto. Poi, spogliatosi, ha portato a casa anche il primo tentativo a 2,24, anche questa volta, quasi senza margine, facendo tremare l’asticella. Nel frattempo s’è anche premurato di assistere il suo compagno d’oro a Tokyo, Barshim, accasciatosi per un problema al polpaccio. In finale ci sarà anche lui.