Bologna – Un’offesa e una umiliazione alla memoria di Giulia. Altro dolore, come se già non ce ne fosse abbastanza, per i familiari. Il diritto di difesa è inviolabile, ma c’è un limite. E qui il limite al rispetto umano è stato travalicato. Gino Cecchettin non ci sta: le parole e i concetti espressi ieri in aula dagli avvocati difensori di Filippo Turetta sono troppo gravi. Il papà di Giulia Cecchettin, uccisa a coltellate nel novembre di un anno fa dal suo ex fidanzato Turetta, si sfoga sui social dopo che ieri la difesa del 22enne, nell’arringa, ha rigettato la richiesta di ergastolo avanzata dall’accusa e detto frasi che hanno fatto discutere come “Turetta non è Pablo Escobar“, come l’aver sostenuto che l’omicidio di Giulia è stato commesso sull’onda della “emotività“. Oppure l’appello al fatto che la sentenza sia “secondo legalità” e “non secondo la legge del taglione“.
Queste le parole di Gino Cecchettin in un post su Instagram: “La difesa di un imputato è un diritto inviolabile, garantito dalla legge in ogni stato e grado del procedimento. Tuttavia, credo che nell’esercitare questo diritto sia importante mantenersi entro un limite che, pur non essendo formalmente codificato, è dettato dal buon senso e dal rispetto umano. Travalicare questo limite rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima e di suscitare indignazione in chi assiste. Io ieri mi sono nuovamente sentito offeso e umiliata la memoria di Giulia“.