

Roma – Ci sarebbe anche il controllo americano su un gasdotto della società russa Gazprom diretto verso l’Unione Europea, sul tavolo dei negoziati tra Washington e Kiev sui diritti di sfruttamento dei minerali strategici dell’Ucraina, le cosiddette “terre rare”. A riferirlo sono stati funzionari del ministero del Tesoro americano, a margine di trattative bilaterali al via venerdì nella capitale degli Stati Uniti.
Stando alla loro ricostruzione, una proposta di Washington prevede che il condotto sia acquisito dall’agenzia federale International Development Finance Corporation. Si tratterebbe, stando ai funzionari, di “una sorpresa pasquale” prima non inserita nei negoziati. Il gasdotto è parte di un sistema noto dagli anni Sessanta del secolo scorso con i nomi di “druzhba” e di “soyuz”, “amicizia” e “unione” in russo, simbolo di una fase di collaborazione tra l’Urss e i Paesi dell’Europa occidentale. Non è affatto detto che però il suo controllo possa in effetti divenire parte di un accordo. Anche perché, si legge anche sui quotidiani Ukrainska Pravda e Kyiv Independent, l’atmosfera della trattativa è segnata dall’“antagonismo” e progressi sostanziali in vista di un accordo appaiono al momento improbabili.
Tensioni aggiuntive sarebbero state alimentate da una nuova bozza presentata dall’amministrazione di Donald Trump, più massimalista e svantaggiosa per Kiev. Alla base ci sarebbe l’idea che l’intesa sulle “terre rare” dovrebbe permettere agli Stati Uniti di “recuperare” il sostegno finanziario e militare offerto all’Ucraina per far fronte all’offensiva russa al via il 24 febbraio 2022.
“L’ultima versione dell’intesa prevede che gli Stati Uniti abbiano un accesso prioritario al sottosuolo e che le rendite, provenienti sia da società statali che private, finiscano in un fondo di investimento congiunto” ha riferito Ukrainska Pravda. “Allo stesso tempo, l’accordo non contiene alcuna garanzia in fatto di sicurezza per Kiev, un prerequisito essenziale per il governo del presidente Volodymyr Zelensky”.
Le difficoltà delle trattative hanno intanto spinto il ministero della Giustizia dell’Ucraina a rivolgersi a uno studio legale americano, Hogan Lovells, nel tentativo di avere assistenza