DIRE – Il futuro incerto degli ITS d’Italia: oggi le risorse ci sono, ma domani?
- 12 Ottobre 2024
Roma – “Siamo nella terra di nessuno”, sintetizza Guido Torrielli, presidente della Rete degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) d’Italia. Cioè quella fucina di competenze tecniche che le aziende fanno a gara per reclutare. Eppure far funzionare queste importanti novità sta diventando “difficile”. Prima di tutto per il più classico dei problemi: le risorse. Che ora ci sono, per certi versi anche in sovrabbondanza, ma domani? E così da buon genovese, Torrielli pesta nel piatto: “La situazione è veramente difficile, si naviga a vista. Siamo a metà del guado, non abbiamo alcuna voglia di abbandonare la nave”. Ma quello che resta da attraversare, “e glielo dico da ligure, la nave da cui non vogliamo scendere ha un mare di problemi da attraversare, non un fiume”.
LE RISORSE
I soldi, dunque. Gli Its hanno iniziato il loro cammino con risorse ordinarie erogate dal ministero dell’Istruzione (48 milioni) più altri delle Regioni (fondi Fse): i primi coprivano il 70% dei costi e gli altri il 30%. Col tempo, e al crescere di corsi e laboratori, la proporzione si è invertita, poi è arrivato il Pnrr. Una pioggia di milioni: un miliardo e mezzo; 700 da usare per i corsi, ma anche per formare i formatori e per le borse di studio; 500 per i laboratori. I soldi non mancano quindi…”Sì, ma in questo momento, adesso il Pnrr sostituisce e contribuisce in modo pesante a finanziare corsi e laboratori”, ma il Pnrr finirà nel 2026.
E dopo? Il problema si pone già prima: Regioni e Its mettono in pista corsi per il 2025 ma per il 2026 i soldi che servono bisogna andare a trovarli da subito. Ecco quindi il primo assillo di Torrielli: sbloccare una situazione che porti a una legge che renda strutturale un fondo ordinario nazionale (senza Pnrr) da 300 milioni minimo. E, in attesa, della sua entrata in vigore, usare un ‘avanzo’ Pnrr da 300 milioni per impedire che la ‘macchina’ Its si inceppi.
Il Pnrr ha riversato sugli Its appunto un miliardo e mezzo “chiedendoci di fare in due anni il lavoro che si sarebbe dovuto fare in cinque. Ad esempio, uno degli obiettivi” da rendicontare, “era il raddoppio degli studenti”. Dunque, una corsa contro il tempo, in cui sono sommate non poche difficoltà burocratiche.
“Eravamo enti molto flessibili, molto leggeri e con tanta fantasia abbiamo dovuto diventare esperti di bandi per appalti pubblici” per reclutare insegnanti, anche se il meccanismo prevede che vengano reclutati dalle aziende. Andando per ordine: con il Pnrr gli Its hanno avuto 700 milioni su due anni per i corsi. Circa 300 l’anno. Ma sul totale di 1,5 miliardi, tolti i 500 milioni per i laboratori, ne resterebbero appunto 300 di ‘avanzo’.
“Io vorrei sperare che finisca presto questo periodo di incertezza” e si vada ad un assetto stabile e duraturo che garantisca certezze, arrivandoci però “senza dover rinunciare o rifiutare un solo euro di quelli che abbiamo”, dice Torrielli. Quindi si spera che, anche facendo leva sul lavoro del commissario Ue Raffaele Fitto, ci sia modo di usare l’avanzo da 300 milioni come ponte per arrivare ad una legge di finanziamento ordinario annuo di pari portata.
“Adesso abbiamo un sistema misto”, Pnrr, i fondi del ministero e quelli delle Regioni (questi ultimi saliti a 90 milioni sui 300). Ma è una partita tutta da vincere. Il tempo stringe e nel frattempo ci sono altri problemi. Come la “lentezza burocratica a livello ministeriale”.
LE REGIONI
Le Regioni ‘corrono’, pianificano e programmano i corsi, ma le piattaforme telematiche da cui passano fondi e carte per gli Its “non funzionano bene”. Le Regioni “si aspettano di avere situazioni chiare”, continua Torrielli però devono mettere in pista corsi per arrivare alla chiusura del Pnrr al 2026 ma con fondi solo per il 2025 (quindi quelli mancanti toccano poi alle Regioni) “La situazione è molto difficile, molto complessa” e in questa situazione ci si muove in ordine sparso. L’autonomia operativa concessa alle Regioni ha creato situazioni differenti da territorio a territorio. “Le Regioni? Si muovono random”, dice Torrielli rimandando ad un summit che si terrà il 17 ottobre a Bari con gli assessori e i tecnici regionali per “cercare un coordinamento di comportamenti”.
LA SCUOLA
L’altro tema su cui gli Its si scornano è con una parte del mondo scuola: “Bello il ‘4+2’ ma pesa sugli Its che devono progettare con le scuole… e anche queste sono ore di lavoro che dobbiamo mettere a disposizione”, e quindi costi, come costano i laboratori che sono stati creati e sono fondamentali ma bisognerà poi trovare le risorse per tenerli aggiornati e in piena efficienza. “Ci stiamo lavorando con il ministero e Confindustria”.
Non tutto il mondo scuola poi spalanca le porte al dialogo con gli Its. C’è chi dice che possono portare a un calo dei loro docenti. “Nonostante tutto le scuole sono restie a favorire la conoscenza degli Its. Non si sa perché o forse lo si sa… ma ci si deve comunque rendere conto che i giovani vanno formati su nuove tecnologie che non si imparano tanto a scuola”, conclude Torrielli.