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Ravenna – Esonerare dallo studio di Dante, come avviene per alcuni studenti islamici di una scuola trevigiana, è “anacronistico”. E probabilmente nemmeno ipotizzabile a Ravenna, città che ne custodisce le ossa e ne perpetua studio e ricordo. Caratterizzandosi da sempre come “porta d’Oriente e città di relazioni”. La direttrice della Fondazione Ravennantica Francesca Masi, ente che gestisce in città anche Museo e Casa Dante, all’Agenzia Dire spiega che è “anacronistico vedere gli autori come contemporanei”. Certo il Sommo poeta “pone domande che sono contemporanee, sembra quasi venire dal futuro, ma è un uomo del ‘300”. Senza dimenticare che “con lo stesso criterio dovremmo allora escludere” dallo studio e dalla lettura anche altre opere come i Promessi sposi e le favole come Biancaneve. Perdendo dunque, argomenta, “la dinamica dell’importanza della letteratura che è il contesto”.