DIRE – Meloni: “L’Arabia saudita è un attore chiave per Gaza, il Libano e la Siria”
- 27 Gennaio 2025
Roma – “L’Arabia saudita e’ un attore chiave. Io penso che ad esempio sull’ipotesi alla quale noi lavoriamo e che supportiamo di una normalizzazione della questione medio orientale, quindi della soluzione dei due Stati, il tema di una normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele sia la questione chiave, una delle questioni che possono facilitare questo percorso”. Lo dice la premier Giorgia Meloni ad Al-Ula, al termine della visita in Arabia Saudita.
“Questo riguarda la questione israelo-palestinese. Ma anche sul Libano dove l’Arabia Saudita ha avuto un ruolo chiave nel lavoro che si sta facendo per rafforzare le istituzioni libanesi, particolarmente con l’elezione del nuovo presidente Aoun”.
“Noi siamo favorevoli all’ingresso dei sauditi” nel Global combat air programme (Gcap), “chiaramente e’ un lavoro non immediato, perché dobbiamo chiudere il lavoro a tre con il governo della Gran Bretagna e con il governo del Giappone e favorire anche un avvicinamento del Regno Saudita che deve avvicinare le sue capacità industriali della difesa a quella degli altri attori coinvolti”.
Gaza e il piano di Trump
“Il Presidente Trump dice una cosa molto giusta quando dice che la ricostruzione di Gaza e’ ovviamente una delle sfide principali che abbiamo di fronte, e che per riuscire serve un grande coinvolgimento della comunità internazionale. Per quello che riguarda il tema dei rifugiati non penso, anche qui, che siamo di fronte a un piano definito. Penso che siamo piuttosto di fronte a delle interlocuzioni con gli attori regionali che sicuramente su questo vanno coinvolti”.
Ricordo che “in Giordania c’è un problema molto importante relativo ai profughi siriani- aggiunge-. Parliamo di circa un milione e quattrocentomila siriani in una nazione piccola. Anche questo e’ stato un tema discusso con sua Altezza Mohammed Bin Salman per capire come si possa affrontare una questione che sta impattando in Libano piuttosto che in Giordania e in diverse altre nazioni nelle quali non aiuta la stabilizzazione. Il fatto che se ne discuta, seppure a livello interlocutorio, con gli attori della regione significa che si vuole lavorare seriamente al tema della ricostruzione di Gaza”. “E’ la ragione per la quale io ritengo che il dialogo e una soluzione equilibrata e bilanciata sia il modo per affrontarlo. Farò tutto quello che posso ed è la strada che intendo percorrere e suggerire per trovare delle soluzioni insieme all’amministrazione americana”, aggiunge.
La Siria
Per quello che riguarda la Siria è un Paese impegnato alla stabilizzazione. E’ oggettivamente un attore che particolarmente nel Medio Oriente ma anche in Africa può avere e ha un ruolo molto importante di stabilizzazione e di normalizzazione e sicuramente è un interlocutore con il quale è importante lavorare insieme”.
Ucraina e costo del petrolio
“Il costo del petrolio è un tema che chiaramente abbiamo affrontato, seppure marginalmente. E sicuramente, come dice il presidente Trump, può essere uno degli elementi di pressione e penso che in generale, per quello che riguarda il conflitto in Ucraina, tutto quello che può spingere la Russia a sedersi al tavolo sia interessante. Dopodiché, il prezzo del petrolio è una materia molto complessa e quindi non direi che è una proposta già concreta. Penso che siamo a livello delle interlocuzioni, ma che sia interessante affrontare tutte le interlocuzioni che possono portare a facilitare il percorso verso una pace giusta”.
Per quello che riguarda i dazi, “la questione del surplus commerciale non è una questione che nasce con la presidenza Trump, è una questione che le amministrazioni americane hanno posto spesso. Nel 2023 tra Europa e Stati Uniti nel commercio di beni c’era un surplus a favore dell’Europa di oltre 150 miliardi. È un dato importante, e comprendo il punto di vista degli Stati Uniti, è la stessa questione che ad esempio noi poniamo nei confronti della Cina. Dopodiché se si andasse a guardare al dato più complessivo e si coinvolgesse ad esempio il tema del commercio dei servizi, allora lì ci sarebbe un surplus commerciale a favore degli Stati Uniti di circa 100 miliardi, a dimostrazione che si tratta di economie complementari e interconnesse. Quindi, uno scontro non conviene a nessuno”.