DIRE – Nasce a 28 settimane con un tumore di 600 grammi: la storia di Anna
- 7 Gennaio 2025
Roma – Una patologia rarissima, un teratoma sacrococcigeo, che colpisce un bambino ogni 35 mila: è quella che ha colpito Anna (nome di fantasia), una bimba che è nata a 28 settimane con un tumore di 600 grammi. Il tumore pesava 600 grammi, lei in tutto un chilo e seicento grammi. I medici del policlinico di Milano sono riusciti ad operarla rimuovendo del tutto la grande massa tumorale, senza ripercussioni per gli organi urogenitali. Così i medici di Milano hanno salvato questa piccolina, che adesso sta bene, cresce e proprio in questi giorni è finalmente tornata a casa dopo una lunga degenza nella terapia neonatale. Lo racconta Monica Fumagalli, direttrice della Terapia intensiva neonatale del policlinico di Milano: “Anna cresce bene e, grazie all’assistenza dell’équipe della terapia intensiva neonatale e alle cure dei suoi genitori, ha superato anche le problematiche della prematurità. Il momento del ritorno a casa tanto desiderato da tutta la famiglia è finalmente arrivato”.
IL TUMORE SCOPERTO AL QUARTO MESE DI GRAVIDANZA
La storia di Anna comincia con una ecografia alla 16esima settimana di gravidanza che ha scoperto il tumore e la terribile diagnosi: la bimba presentava una massa cellulare anomala, dal volume significativo, che rischiava di compromettere la vita della bambina nel grembo. I genitori, che vivono in una provincia del nord est d’Italia, sono stati subito inviati alla clinica Mangiagalli del policlinico di Milano, centro di riferimento per le gravidanze difficili e con una grande esperienza nel trattamento di questa neoplasia benigna, che si verifica in un bambino ogni 35mila.
LA DIAGNOSI E LA CORSA CONTRO IL TEMPO
La bimba ha un teratoma sacrococcigeo, un tumore raro che si sviluppa alla base del coccige. Le cause sono sconosciute ma si sa che la sua caratteristica più pericolosa è quella di crescere velocemente, compromettendo la funzionalità degli organi in fase di sviluppo del feto: per i genitori di Anna questo ha significato trovarsi di fronte alla possibilità di dover interrompere la gravidanza. Il fattore tempo in certe situazioni può destabilizzare, ma la scienza corre più veloce: la diagnostica prenatale permette oggi di individuare precocemente l’aumento anomalo di cellule nei tessuti e fornisce agli specialisti informazioni preziose per intraprendere il percorso terapeutico più appropriato. È così che il primo intervento Anna l’ha ricevuto nel grembo della sua mamma, alla 26esima settimana: il team della chirurgia fetale del policlinico di Milano ‘spegne’ con tecnologia laser alcuni vasi sanguigni che alimentano il tumore e questo permette alla piccola di crescere per altre due settimane nell’ambiente migliore possibile, la pancia della sua mamma.
Anna continua a crescere nella pancia della mamma, ma anche il tumore cresce con lei e alla 28esima settimana è necessario il cesareo urgente, il peso della piccola alla nascita è di 1,6 kg e include i quasi 600 grammi di teratoma. “Ci siamo trovati di fronte a una situazione unica per la sua complessità– ha spiegato Ernesto Leva, chirurgo pediatrico e direttore del Dipartimento Area Materno-Infantile del nosocomio lombardo- e abbiamo giocato tutte le carte di cui la medicina dispone e che in questo Ospedale coesistono. Anna e la sua famiglia ci hanno insegnato molto dal punto di vista umano: le risposte della piccola all’evolversi della patologia e la fiducia della famiglia nella vita e nelle nostre possibilità ci hanno permesso di muoverci attivando tutte le nostre più qualificate risorse. Il preciso trattamento fetale ha agevolato la chirurgia neonatale, la cui azione è stata possibile soltanto grazie alla straordinaria collaborazione delle tante specialità coinvolte per permettere di operare la piccola”.
L’INTERVENTO PER RIMUOVERE IL TUMORE È DURATO DUE ORE
Spiegano ancora i medici: “La terapia intensiva neonatale è stata fondamentale per gestire le necessità di una bambina pretermine così piccola e garantire la stabilità clinica necessaria per poter affrontare questa nuova fase chirurgica. Per capire se la massa così estesa intaccasse la cavità addominale è stato necessario l’imaging della radiologia pediatrica, mentre la cardiologia pediatrica ha potuto confermare che la piccola sarebbe stata in grado di affrontare l’intervento con il supporto fondamentale degli anestesisti pediatrici e con la collaborazione gomito a gomito con infermieri e personale sanitario: proprio questa sinergia, necessaria su situazioni così complesse, ha reso a questo caso unico nel suo genere di essere trattato nel modo più appropriato”. Durato circa 2 ore, l’intervento è riuscito perfettamente e la rimozione del teratoma non ha comportato danno agli organi urogenitali.
SARÀ UN PERCORSO LUNGO
“Su un corpicino così piccolo- ha sottolineato Ernesto Leva- l’azione chirurgica è finalizzata a rimuovere la massa ma, soprattutto, a preservare le funzionalità degli organi circostanti. Con questa famiglia è come se avessimo stretto un lungo fidanzamento: continueremo a vedere Anna per molto tempo, la pubertà sarà un periodo sensibile ma noi saremo con lei e i suoi genitori“.
Ora “Anna cresce bene- ha informato la direttrice della Terapia intensiva neonatale del policlinico di Milano, Monica Fumagalli- e, grazie all’assistenza dell’équipe della terapia intensiva neonatale e alle cure dei suoi genitori, ha superato anche le problematiche della prematurità. Il momento del ritorno a casa tanto desiderato da tutta la famiglia è finalmente arrivato”.
La piccola continuerà a essere seguita nel follow up multidisciplinare che vedrà coinvolti neonatologi, pediatri e chirurghi ma anche molti altri professionisti sanitari, fondamentali per promuovere lo sviluppo dei bambini nati pretermine. La rete di sostegno dell’ospedale, in grado di accogliere e dare ospitalità ai familiari che non abitano nelle vicinanze dell’Ospedale in caso di lungodegenze, toglie sicuramente qualche preoccupazione a mamma e papà. “Curare bambini come Anna- le parole del direttore generale del policlinico di Milano, Matteo Stocco- è possibile solo in grandi centri in grado di seguire le famiglie e i piccoli pazienti dall’età gestazionale fino a 100 anni. Sono le realtà multi specialistiche in grado di mettere in rete le proprie professionalità a dare risposte coraggiose e complesse”.