DIRE – Paralimpiadi, a Tokyo l’Italia centra il nuovo record di medaglie
- 3 Settembre 2021
Tokyo – La medaglia di bronzo di Ndiaga Dieng alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 entra nella storia: il terzo posto conquistato dall’azzurro nei 1500 m T20 consente all’Italia di battere il record di 58 medaglie che resisteva dai tempi di Seul 1988. Ma quella di Dieng è solo la prima di una serie di podi che gli azzurri hanno conquistato anche oggi. E con altri due giorni di gare prima della chiusura dei Giochi giapponesi, il bottino della delegazione italiana è destinato ad arricchirsi ulteriormente.
DIENG: “FELICISSIMO, NON VEDEVO L’ORA DI ESSERE QUI”
“Non so cosa dire, sono molto contento. Ho lavorato tanto per i 1500, punto sempre al massimo ma è arrivato questo bronzo e sono felice. Non vedevo l’ora di essere qui”. Così Ndiaga Dieng, medaglia di bronzo nei 1500m T20 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, parlando nella zona mista dell’Olympic Stadium subito dopo la finale. “Dedico questa medaglia alla mia famiglia, al mio allenatore e ai ragazzi dell’atletica della Vis Macerata”, ha aggiunto Dieng. Che sulla gestione della gara ha spiegato: “Sono voluto partire tranquillo, risparmiando energie e partendo da dietro per poi aumentare mano mano. Alla fine sono riuscito ad arrivare terzo e ora lavorerò ancora di più”. L’obiettivo infatti adesso “è Parigi: punto a fare le Olimpiadi e le Paralimpiadi”.
LA SCHEDA DI DIENG
Ndiaga Dieng è nato a Dakar (Senegal) il 17 luglio del 1999 ed è tesserato per l’A.S. Anthropos Civitanova Marche. Ha esordito in Nazionale nel 2018 ed è alla sua prima partecipazione a una Paralimpiade. In bacheca ha due ori negli 800 e nei 1500m conquistati agli Inas Global Games del 2019 a Brisbane. “Lo sport ha cambiato gli ultimi anni della mia vita“. Dieng approda all’atletica dal calcio. A intuire le sue capacità in pista è un professore di Scienze motorie: “L’atletica mi è piaciuta subito, per questo continuo a praticarla”. Di questo sport ama soprattutto il fatto che si svolga all’aperto. La sua fonte di ispirazione è un campione del calibro di Usain Bolt. Da ‘grande’ ancora non sa cosa farà perché, spiega, “ho davanti a me tre Paralimpiadi prima di smettere“. Non ha riti scaramantici prima delle gare, ma dedica tempo alla preghiera. E dopo Tokyo vorrebbe tornare nel suo Paese d’origine, il Senegal: “È tanto tempo che non vado a trovare i miei nonni e i miei amici”. Resilienza, per lui, significa “tirare sempre avanti e puntare più in alto possibile”.
LEGNANTE, ARGENTO CON RIMPIANTO NEL PESO
Assunta Legnante è medaglia d’argento nel getto del peso F12 femminile ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. La lanciatrice azzurra, detentrice sia del record mondiale che di quello paralimpico della sua classificazione, ha chiuso alle spalle della rivale uzbeka Safiya Burkhanova per soli 16 centimetri (14.78 a 14.62). Per Legnante è il secondo argento in Giappone, dopo quello nel lancio del disco. Ma l’azzurra, che a Londra 2012 e Rio 2016 aveva vinto l’oro nella specialità, non nasconde il rammarico. “Che difficoltà ho trovato in pedana? Il freddo, la pioggia, ma quelli c’erano per tutti. Mi dispiace, ma magari chiedo anche troppo“, ha spiegato l’azzurra parlando nella zona mista dell’Olympic Stadium. Legnante era molto commossa al termine della gara: “Peccato per il terzo lancio nullo, ma quello che mi rimprovero è che non si può fare 14.25 da ferma e 14.62 in traslo”, ha concluso.
LA SCHEDA DI LEGNANTE
Assunta Legnante, medaglia d’argento nel getto del peso F12 femminile ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, è nata a Napoli il 14 maggio del 1978. Legnante è al secondo podio in Giappone, dopo l’altro argento ottenuto nel lancio del disco F11. Tesserata per l’Anthropos Civitanova Marche, ha esordito in Nazionale nel 2012 e ha già partecipato alle Paralimpiadi di Londra e di Rio, conquistando due ori nel getto del peso. Nel suo palmares anche altre quattro medaglie d’oro nel getto del peso ai Mondiali del 2013 a Lione, del 2015 a Doha, del 2017 a Londra e del 2019 a Dubai, dove si è laureata campionessa anche nel lancio del disco.
“Lo sport mi ha dato l’opportunità di fare ciò che mi piaceva e ciò che mi riusciva meglio”, dice. Dal 2012 non ha rivali in pedana. Lei, che viene dalla pallavolo, un giorno decide di provare tutte le discipline dell’atletica. I lanci, anche per via della sua altezza, sono quelli che le riescono meglio. Nel suo percorso sportivo incontra tante persone importanti: “A partire dalla mia famiglia, che mi ha sempre lasciato libera di fare le mie scelte, ma anche tutti gli allenatori che ho avuto dagli inizi a oggi”. Del suo sport ama il fatto di far parte di una squadra, anche si tratta di una disciplina che si pratica a livello individuale: “Mi piace il fatto di stare insieme agli altri, mi piace la fatica alla fine di ogni allenamento“. Fonti di ispirazione? Nessuna in particolare: “Cerco di fare sempre meglio per me stessa”. Se non avesse fatto l’atleta, il suo sogno più grande sarebbe stato lo stesso del padre: “Mi sarebbe piaciuto diventare carabiniere”. Il momento sportivo più bello finora risale ai Giochi di Londra del 2012: “Quell’oro rappresentò per me l’inizio di una rinascita”.
RAIMONDI FORZA SETTE: ARGENTO NEI 200 MISTI E BRONZO NELLA STAFFETTA
Altra giornata da ricordare per Stefano Raimondi: vince la medaglia d’argento nei 200m misti e il bronzo nella staffetta maschile 4x100m mista insieme a Riccardo Menciotti, Simone Barlaam e Antonio Fantin nell’ultima gara della Nazionale italiana di nuoto in programma in questa Paralimpiade. Per il 23enne veneto Stefano Raimondi, alla sua prima partecipazione alle Paralimpiadi, sono sette podi in questi Giochi: prima erano arrivati l’oro nei 100 rana, gli argenti nei 100 farfalla, nei 100 dorso e nella staffetta 4×100 sl e il bronzo nei 100 sl.
“SONO STANCHISSIMO MA SODDISFATTO”
“Durante la gara speravo di stare di più con Maksym (l’ucraino Krypak, medaglia d’oro, ndr), ho recuperato un po’ a rana e nel primo 25 dello stile libero, però poi quando lui ha messo le gambe è andato via come al solito”. Così Raimondi subito dopo la premiazione. “Non era una gara facile, sapevo che lui è più forte in tre stili e anche nel primo 50 è passato veramente forte, non pensavo così tanto. Comunque sono veramente felice anche del mio tempo, anche se pensavo di stare sotto i 2 e 7 ma dopo una settimana di gare va assolutamente bene. Sono molto stanco, a fine gara non riuscivo nemmeno a uscire dalla vasca…“.
Eppure, il 23enne veneto aveva ancora qualcosa da chiedere a questi Giochi: “Adesso ho la staffetta, speriamo di portare a casa anche la settima medaglia che sarebbe un grande traguardo: sarei il secondo più medagliato delle Paralimpiadi dopo Krypak”. Obiettivo centrato.
LA SCHEDA DI RAIMONDI
Stefano Raimondi è nato il primo gennaio 1998 a Soave (Vr). Tesserato per Verona Swimming Team e per le Fiamme Oro, dal 2013 gareggia nel nuoto paralimpico dopo una carriera tra i normodotati interrotta per un incidente in scooter che gli compromette l’uso della gamba sinistra. “Questa disciplina è stata per me un’occasione di rinascita, perché proprio attraverso lo sport sono tornato a camminare”, ha detto. All’esordio a una Paralimpiade, nel suo palmares fino a questo momento spiccavano a livello internazionale i tre ori (50 sl, 100 rana, 4×100 sl) ai Mondiali di Londra 2019, dove ha conquistato anche cinque medaglie d’argento (100 dorso, 100 rana, 100 sl, 200 misti, 4X100 mista).
Due i momenti della sua carriera sportiva da incorniciare: “Nel 2014, un anno dopo l’incidente, quando sono riuscito a salire sul terzo gradino del podio ai Campionati Italiani Giovanili per normodotati, e l’oro inaspettato nei 50 stile libero ai Mondiali di nuoto paralimpico di Londra del 2019″. Ama molto la musica degli anni ’80 e ’90. Incontra i ragazzi nelle scuole per infondere fiducia e incitare a vedere sempre oltre, soprattutto oltre la disabilità perché nonostante tutto si possono sempre fare cose straordinarie. Studia Scienze motorie e le sue passioni continuano ad essere le moto e i motori.
MANCARELLA BRONZO NEL KAYAK
Federico Mancarella è medaglia di bronzo nel kayak singolo 200m KL2 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Si tratta della prima medaglia dell’Italia nella canoa alle Paralimpiadi. L’azzurro ha chiuso al terzo posto nella finale disputata al Sea Forest Waterway. “Sono molto contento del lavoro che abbiamo fatto con Gianni Anderlini, che è diventato il mio allenatore da poco. Una dedica speciale va a lui per il lavoro che abbiamo fatto in quest’anno e mezzo, per averci creduto, per aver lottato ed essere stato coerente col percorso iniziato”. Così Mancarella al termine della finale al Sea Forest Waterway.
“È stata una gara avvincente, combattuta e il pensiero va alla mia famiglia, ai miei compagni di squadra, alla mia società. Le dediche speciali per questa medaglia sono per mio nonno e mia cugina che ci hanno lasciato in questi anni– ha proseguito Mancarella – e per la prematura scomparsa di Luca Bertoncelli, che era il presidente del Canoa Club Ferrara che ci ha lasciato la settimana scorsa al quale ero molto legato, perché io mi sono allenato tra Bologna, Ferrara e Cagliari. Ora- ha concluso l’azzurro – non vedo l’ora di andare un po’ in vacanza dopo le ultime gare della stagione”.
Per il ct Stefano Porcu di tratta di “una medaglia storica che apre il nostro mondo della canoa a quello paralimpico. La inseguivamo dal 2016 ma per ogni cosa ci vuole del tempo, e qui a Tokyo Federico ha dimostrato di essere maturo per raggiungere questo traguardo straordinario. Ha fatto una gara da manuale, rimanendo sempre in zona medaglia dall’inizio sino alla fine. Ringrazio anche tutto lo staff tecnico e in particolar modo a Gianni Anderlini, che lo segue anche come allenatore personale in maniera molto diligente”. Tutto questo, ha sottolineato Porcu, “non sarebbe stato possibile senza il grande sostegno del Cip e del suo presidente Luca Pancalli, una macchina che produce sogni in cui il nostro compito è quello di realizzarli. Come diceva Jim Morrison, tutti hanno le ali ma solo chi sogna impara a volare. Devo anche ringraziare il presidente Luciano Buonfiglio che è qui con noi e che ha lottato sempre per permetterci di realizzare questo sogno”, ha concluso il ct.
TERZI VINCE IL BRONZO NEI 50 FARFALLA E FA POKERISSIMO
Giulia Terzi è medaglia di bronzo nei 50m farfalla S7 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. L’azzurra ha chiuso al terzo posto nella finale disputata al Tokyo Aquatics Centre. Per la 26enne azzurra si tratta della quinta volta sul podio in Giappone: prima erano arrivati gli ori nei 100 sl e nella staffetta femminile 4×100 sl e gli argenti nei 400 sl e nella staffetta mista 4x5t0 sl. Quasi una sfida nella sfida con il fidanzato e collega Stefano Raimondi, che oggi è arrivato a sette. “Avrei preferito un altro colore, però anche la medaglia di bronzo va bene e sono soddisfatta del tempo che ho fatto“, ha dichiarato Terzi dopo la premiazione. “Sono arrivate cinque medaglie su cinque gare e sono contenta. Ho dato tutto quello che avevo e non poteva andare diversamente, perché le avversarie erano molto forti”.
LA SCHEDA DI TERZI
Nata a Melzo (Mi) il 14 agosto 1995, è tesserata per la Polha Varese ed è all’esordio a una Paralimpiade: nel suo palmares finora spiccavano l’argento nella staffetta 4×50 mista ai Mondiali di Londra del 2019, cui si aggiungono le due medaglie di bronzo nei 100 stile nei 50 delfino. Figlia di una atleta a livello agonistico, inizia a nuotare all’età di cinque mesi: “Mia mamma voleva che non avessi paura dell’acqua”. A cinque anni passa alla ginnastica artistica. Il ritorno in vasca qualche anno fa su consiglio medico, a causa della scoliosi congenita rara con coinvolgimento midollare.
Le figure più importanti nella sua crescita sportiva? “I miei allenatori Massimiliano Tosin e Micaela Biava e la mia società, la Polha Varese, che mi supporta in ogni momento”. Oltre al nuoto tanto studio: ha una laurea in Scienze Politiche indirizzo Amministrazione e Gestione d’impresa ed è iscritta a Giurisprudenza come seconda laurea. “Mi laureerò al mio ritorno da Tokyo”. Ama la lettura, i gialli in particolare, gli animali e la musica. Prima di una gara cerca di rilassarsi: “Penso che se sono riuscita a superare tutti i periodi difficili la gara è solo un momento per divertirmi e dare il massimo”. Nella sua playlist non può mancare ‘Sere Nere’ di Tiziana Ferro: “È in assoluto il brano top in cima a ogni mia lista”.
BOGGIONI BRONZO NEI 200 MISTI
Monica Boggioni è medaglia di bronzo nei 200m misti SM5 ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. La nuotatrice azzurra ha chiuso al terzo posto davanti alla compagna di squadra Giulia Ghiretti, quarta a 1”38 di ritardo, nella finale disputata al Tokyo Aquatics Centre. Per lei è la terza medaglia in questa edizione.
LA SCHEDA DI BOGGIONI
Boggioni è nata a Pavia il 5 agosto 1998 e gareggia per il Pavia Nuoto e per le Fiamme Oro. Alla sua prima partecipazione a una Paralimpiade, inizia a nuotare all’età di due anni ma entra nel mondo agonistico a quindici, grazie al progetto ‘Nuota con noi’ promosso dalla società Pavia Nuoto. Inizia a gareggiare nel 2014 vincendo le prime medaglie a livello nazionale fino a quando, nel 2017, entra in Nazionale.
Vince la prima edizione delle World Series a Berlino e partecipa ai Campionati del mondo in Messico, vincendo tre ori e tre argenti e stabilendo 3 record del mondo e 3 europei. Nel 2018 partecipa ai Campionati europei di Dublino, dove vince un oro, quattro argenti e due bronzi. A settembre 2019 è ai Campionati del mondo di Londra, dove dove porta a casa due medaglie di bronzo nei 200 sl e nei 50 dorso. Oltre al nuoto, nella vita della giovane lombarda c’è anche lo studio. Diplomata al liceo Classico, attualmente frequenta il corso di Biotecnologie all’Università degli studi di Pavia: il sogno, racconta, è quello di “specializzarmi nel campo della genetica medica, per cercare di trovare una cura per patologie di cui ancora si conosce poco”.
IL BILANCIO DEL CT DEL NUOTO VERNOLE: “PROMESSE MANTENUTE”
“Quello che conta è che come avevamo promesso abbiamo dato un grosso contributo al Comitato Italiano Paralimpico, che è la nostra casa madre, ed è proprio grazie al Cip e di riflesso alla Federazione che ci possiamo permettere di mantenere degli standard elevati”. Lo ha detto il ct della Nazionale italiana di nuoto, Riccardo Vernole, parlando nella zona mista del Tokyo Aquatics Centre al termine dell’ultima giornata di gare in vasca, che ha contribuito con altri 4 podi a completare un bilancio record per i nuotatori azzurri: 39 medaglie, di cui 11 ori, 16 argenti e 12 bronzi. “L’intera Rio 2016 in una piscina”, il commento a caldo del portabandiera e veterano Federico Morlacchi.
Per Vernole però “ci sarà sicuramente ancora tanto da investire, perché quello che abbiamo ottenuto ormai è passato, ce lo godiamo come presente ma abbiamo da affrontare due Mondiali nei prossimi due anni e una Paralimpiade a Parigi nel 2024″. Non sarà facile per l’Italnuoto replicare questo bottino di medaglie: “Per fortuna sono tante, per cui anche se ne dovessimo perdere qualcuna rimarrebbero comunque tante… Battute a parte – ha proseguito il ct – dobbiamo lavorare al 100% e sempre concentrati, il risultato lo puoi conoscere solo alla fine dei Giochi ma l’unico modo di mantenere questi standard è lavorare duramente, anche con i giovani“.
Per questo, ha spiegato, “abbiamo già dei progetti, che inizieranno a ottobre: per il prossimo triennio andremo in giro per l’Italia con lo staff tecnico della Nazionale, quindi il top, per visionare nuove leve. Faremo incontri sulla tecnica natatoria, che varia a seconda delle capacità funzionali degli atleti, e cercheremo di dare dei consigli per far sì che un ragazzo possa iniziare già con una buona base tecnica. Poi faremo dei veri e propri raduni di preparazione, sempre con il settore giovanile, perché il prossimo anno oltre al Mondiale ci sono anche i Campionati europei giovanili”.
Poco tempo per riposare dunque per i campioni del nuoto paralimpico azzurro: “Va bene così, è meglio mettersi in gioco subito perché non possiamo attendere tanto. L’unica certezza è che abbiamo uno staff tecnico di un livello strepitoso: non parlo solo del nuoto ma di tutti i settori, lo dico in qualità di rappresentante dei tecnici nella Giunta del Cip. I nostri tecnici non stanno solo in piscina o in palestra, iniziano il percorso con gli atleti quando sono giovani o comunque novizi e li accompagnano fino al successo, e questo tipo di impegno è proprio ciò che ha portato tanti risultati come Cip”, ha concluso Vernole.
VINCENZO BONI SI RITIRA: “È ORA DI CRESCERE”
Si chiude senza medaglie la seconda e ultima Paralimpiade di Vincenzo Boni, 33enne napoletano e nazionale azzurro che ha portato a termine la sua ultima gara con un quinto posto nei 50 m dorso S3, la specialità che a Rio 2016 gli era valsa il bronzo. “Tutto sommato è un buon bilancio, sono realista. I miei avversari hanno una marcia in più sia fisica che come freschezza anagrafica – ha dichiarato Boni annunciando il ritiro – Li ho battuti negli anni scorsi e ora li ho visti primeggiare: è il bello dello sport. Tutti vogliono tornare a casa con le medaglie ma va bene cosi, mi sono divertito ed è la prima competizione che sono riuscito a prendere con leggerezza, senza ansia e rigidità”.
Per l’ormai ex nuotatore, infatti, “è il momento di prendere una strada diversa e addentrarmi meglio nel mondo lavorativo. È giunto il momento di crescere, al momento penso che le strade si divideranno”. In questi anni, ha raccontato in zona mista, “il livello del nuoto paralimpico si è alzato, ma lo ha fatto anche il livello dell’Italia, che si è fatta trovare pronta. Ho dato una mano e contribuito a far crescere il medagliere nel corso di questi anni con 18 medaglie internazionali in 5-6 anni: è tanta roba”.