Roma – “L’accordo raggiunto nella notte a Strasburgo sulla direttiva europea sul salario minimo è un passo avanti fondamentale. Da anni il Movimento 5 Stelle combatte una battaglia per introdurre questa misura anche nel nostro Paese, così da migliorare la condizione di milioni di lavoratori che percepiscono paghe da fame. In tanti però hanno preferito voltarsi dall’altra parte. Ora che ‘ce lo chiede l’Europa’ questo non sarà più possibile. La direttiva, a cui il M5S, con la nostra collega Daniela Rondinelli, ha lavorato attivamente, fissa dei criteri per salari minimi adeguati ed equi e per contrastare la concorrenza sleale e il dumping sociale. Si è già perso troppo tempo. La nostra proposta è pronta per essere votata, approviamola subito”. Lo affermano in una nota congiunta le deputate e i deputati del M5S nelle commissioni Lavoro e Politiche Ue.
“È stato raggiunto stanotte l’accordo sulla direttiva Ue per il Salario Minimo. Il M5S lo chiede da anni e finalmente con questo accordo storico gli stati Ue dovranno fissare un quadro generale per paghe minime orarie. In Italia chi ha remato contro dovrà arrendersi e prenderne atto”. È quanto scrive su Twitter il sottosegretario Sibilia.
“Un passo decisivo per la costruzione dell’Europa sociale. E la Repubblica fondata sul lavoro non può rimanere indietro”. Così su Twitter il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano, commenta l’accordo raggiunto in sede europea sulla direttiva Ue per il salario minimo.
“È una buona notizia l’accordo politico sulla proposta di Direttiva europea per il salario minimo e la promozione della contrattazione collettiva raggiunto stanotte a Bruxelles tra le rappresentanze del Parlamento europeo, il Consiglio europeo e la Commissione. Ma attenzione alla propaganda: si propone di introdurre una soglia retributiva minima, non si interviene sulle condizioni generali del lavoro, anche perché la dignità del lavoro non si dà per decreto. In Italia, un salario minimo agganciato ai minimi contrattuali definiti dalle organizzazioni di lavoratori e datori di lavoro maggiormente rappresentative è utile a migliorare i redditi della fascia al margine dell’universo del lavoro. Va quindi attuato senza attendere l’approvazione della Direttiva europea, peraltro non vincolante per gli Stati”. Così, Stefano Fassina, Deputato LeU, ad Omnibus su La7.
“Ma il salario minimo non risolve il dramma del lavoro povero e delle adeguate e dignitose condizioni dell’altra dozzina di milioni di lavoratrici e lavoratori italiani– prosegue Fassina-. Tali condizioni dipendono da una pluralità di cause: innanzitutto, dal dumping sociale e fiscale alimentato dal mercato unico europeo regolato da Direttive come la Bolkestein e quella sui lavoratori dislocati. Inoltre, dipendono dal part time involontario. Infine, ma non ultimo, dalla specializzazione produttiva e dalla quantità e qualità degli investimenti delle imprese. Attenzione a non fare del salario minimo una trappola liberista per minare la sindacalizzazione e svuotare la contrattazione collettiva. È un passo nella giusta direzione. Ma soltanto un passo e va connesso ai contratti nazionali più rilevanti”, conclude Fassina.