Esercizio fisico e creativita’
- 26 Novembre 2018
Il corpo umano è una grande società, più complessa infinitamente di quella degli esseri umani ma tuttavia è in grado di garantire un funzionamento perfetto di integrazione di tutte le sue parti/componenti.
Come si rende possibile dunque questa importante coordinazione? È fondamentale sapere che qualsiasi singola cellula all’interno del nostro organismo è informata su quanto si verifica in ogni sua parte mediante un efficiente sistema di comunicazione dovuto a tre sistemi che differiscono nelle modalità di consegna dei messaggi ma che congiuntamente danno vita ad una rete di informazioni senza uguali.
Stiamo parlando del: sistema nervoso, di quello endocrino e di quello immunitario; chi si occupa di tutto ciò, è la psiconeuroimmunoendocrinologia, quella scienza che studia tutte le interazioni di questa intricatissima rete di comunicazione.
Partendo dal sistema nervoso, come è noto, esso si occupa di veicolare le informazioni (in maniera quasi istantanea), come ad esempio ciò che vediamo, sentiamo e percepiamo, per mezzo di rilevatori speciali meglio conosciuti come analizzatori sensoriali. Oltre a quelli legati ai sensi: olfatto, udito, tatto, vista e gusto, ne abbiamo molti altri che ci informano della posizione del corpo nello spazio (analizzatori vestibolari), della posizione relativa dei segmenti corporei (analizzatori propriocettivi), del dolore (nocicettori) e dell’attività degli organi (endocettori).
La caratteristica peculiare degli analizzatori sensoriali è di “trasdurre”, ovvero di tradurre le informazioni di varia natura in segnali elettrici che sono rapidamente convogliati al sistema nervoso il quale le elabora per decidere che tipo di azione intraprendere. Quello che raccolgono gli occhi, ad esempio, sono onde luminose che colpiscono la retina, l’organo traduttivo dell’occhio, la quale le codifica in potenziali elettrici.
Il sistema nervoso può paragonarsi benissimo ad un circuito elettrico particolarmente complicato ed il suo compito primario è quello di reagire ad eventi che richiedono una presa di decisione rapida.
Il sistema endocrino invece agisce ad un altro livello utilizzando la via chimica per scambiare le informazioni. I messaggi, infatti, sono veicolati dagli ormoni rilasciati nel sangue dalle ghiandole endocrine e circolano in tutto l’organismo fino a quando incontrano le cellule bersaglio, ovvero quelle che presentano un sito di legame che una volta attivato ne modifica l’attività.
Questa azione può essere metaforicamente associata al lavoro compiuto da un postino, come se quest’ultimo recapitasse la medesima lettera a tutti i cittadini di un paese chiusa dentro una scatola con serratura, in modo che solo quelli in possesso della chiave corretta possano leggerne il contenuto.
Il sistema endocrino ha lo scopo di veicolare informazioni che hanno la capacità di modificare il comportamento dell’organismo per un tempo relativamente lungo.
Per quanto concerne il sistema immunitario, oltre a garantire la protezione verso gli attacchi virali e batterici all’organismo, agisce anch’esso come mezzo informativo attraverso un meccanismo per molti versi analogo a quello del sistema endocrino ed “i messaggeri” di cui si avvale, sono molecole proteiche dette citochine.
In realtà è doveroso sottolineare che le scoperte recenti hanno chiarito ormai il fatto che il termine psiconeuroimmunoendocrinologia è superato poiché si è scoperto che il tessuto muscolare produce delle particolari citochine che sono state battezzate miochine.
Queste ultime hanno un’azione coordinata con le altre citochine e aggiungono un ulteriore livello di complessità comunicativa. I quattro sistemi sono in continua relazione e si condizionano mutuamente; questo stretto legame è ben osservabile dall’influenza che ha il movimento sulla cognizione.
Tutto questo discorso che abbiamo fatto circa come funzioni il nostro organismo, ci è servito da apripista per analizzare, nell’argomento di questa settimana, l’intuizione scientifica di come il movimento (il fare sport in generale), abbia delle importanti e dirette conseguenze su: memoria, apprendimento e soprattutto creatività.
Come si sa, qualsiasi genere di esercizio fisico ci fa sentire bene, ma in realtà la maggior parte delle persone non è in grado di spiegarsi il motivo, o meglio si accontenta di credere che ciò si verifica soltanto perché si brucia lo stress riducendo la tensione muscolare e aumentando le endorfine.
In verità la ragione per cui ci sentiamo così bene ed in armonia con il nostro corpo quando facciamo sport, è che ciò fa sì che il cervello funzioni al meglio.
Sviluppare i muscoli e migliorare la funzionalità di cuore e polmoni sono vantaggi importanti ma collaterali rispetto all’enorme beneficio che ne trae il cervello. Oggigiorno è pressoché facile dimenticarci del fatto che tutti gli esseri umani sono nati per muoversi e lo stile di vita sedentario dell’epoca contemporanea, rappresenta una vera e propria spaccatura rispetto a quella che è appunto la nostra reale natura ed è dunque una minaccia per la sopravvivenza.
Aspetto ancor più inquietante è che nessun individuo si cura praticamente di ciò non riconoscendo che l’inattività per forza di cose danneggia i nostri cervelli, raggrinzendoli proprio dal punto di vista fisico.
A tal riguardo, uno studio condotto dall’Università di Leiden in Olanda, ha preso in esame un campione di 96 adulti: metà delle persone erano sedentarie, mentre l’altra metà si era allenata almeno 3 volte la settimana nei due anni precedenti.
Gli studiosi hanno diviso entrambi i gruppi in due facendo risolvere gli stessi problemi in due situazioni diverse: la prima metà rimaneva comodamente seduta, l’altra metà invece completava il compito pedalando su una cyclette.
I compiti assegnati a tutti erano stati progettati per misurare due componenti della creatività:
- La capacità di far nascere nuove idee (pensiero divergente);
- La capacità di avere un lampo di genio nel trovare una buona soluzione a un problema proposto (pensiero convergente).
Quello che è risultato dalla ricerca pubblicata sulla rivista “Frontiers in Human Neuroscience” è che chi praticava sport regolarmente aveva ottenuto una migliore performance in entrambi gli ambiti rispetto alle persone più sedentarie, con migliori risultati nel pensiero convergente, mentre pedalavano. In sostanza nelle persone che si allenavano con costanza si era evidenziato un incremento sia della creatività che più in particolare della capacità di trovare soluzioni creative ai problemi dopo una breve sessione di allenamento.
Lo stesso invece non si è potuto dire per le persone sedentarie e/o che non praticavano sport con una certa regolarità, le quali hanno ottenuto risultati ancora peggiori quando erano sotto sforzo rispetto a quando si trovavano a riposo, probabilmente perché l’esercizio fisico richiedeva troppe energie, sottratte al cervello, a scapito della giusta concentrazione.
In aggiunta con quanto poc’anzi accennato, possiamo dire che quando facciamo sport, non si fa altro che incrementare i livelli di serotonina, norepinefrina e dopamina, i tre neurotrasmettitori deputati nel controllo dell’umore, dell’affettività, dell’ansia, della memoria, dell’attenzione e dell’apprendimento oltre che di altre importanti funzioni atte a mantenere l’equilibrio psichico.
Ciò che invece si conosce poco è che livelli tossici di stress consumano le connessioni tra i milioni di cellule nervose e la depressione cronica riduce alcune aree del cervello. L’esercizio fisico scatena una cascata di fattori neurochimici di crescita che possono invertire tale processo di deperimento rafforzando a livello fisico l’intera struttura cerebrale. Il cervello attua la medesima risposta dei muscoli, ovvero cresce con l’allenamento e la pratica, mentre all’opposto deperisce con l’inattività e questo avviene in virtù del fatto che è un organo flessibile, o meglio, plastico.
Il concetto di plasticità in particolare, è fondamentale per capire come lavora il cervello e in che modo l’esercizio fisico può ottimizzare le funzioni cerebrali promuovendone la qualità.
Il nostro cervello non è cablato in modo definitivo ma viene costantemente riavviato; noi esseri umani siamo degli elettricisti capaci di far funzionare correttamente questa specie di quadro elettrico.
L’attività fisica, in particolar modo un allenamento aerobico come la corsa, stimola la produzione del cosiddetto fattore neurotrofico cerebrale (BDNF) che incoraggia la crescita di nuove cellule cerebrali nell’ippocampo e proprio per questo rappresenta un collegamento biologico cruciale tra pensieri, emozioni e abilità motorie. Mentre ci alleniamo, soprattutto se gli esercizi richiedono movimenti complessi, contemporaneamente stimoliamo il cervello a “sparare” segnali lungo la stessa rete di cellule che solidifica la loro connessione. La flessibilità cognitiva è una funzione esecutiva importantissima che riflette la nostra capacità di “spostare” il pensiero e di produrre un flusso costante di idee creative che si traducono in risposte innovative.
Queste connessioni sono fondamentali perché sottolineano la facoltà del cervello di adattarsi alle varie sfide cognitive che lo vedono coinvolto. Più gli scienziati studiano questo processo, più diventa chiaro il fatto che l’esercizio fisico costituisce uno stimolo senza pari: uno strumento fondamentale per chiunque voglia raggiungere il suo pieno potenziale creativo.
Questa abilità è strettamente correlata ad elevati livelli di prestazione in ambienti lavorativi dove è richiesto un grande impegno intellettuale, perciò se avete in programma una riunione importante nel pomeriggio, fare una breve ma intensa corsa durante la pausa pranzo, pare sia un’idea molto intelligente!
Se volete mantenere “mens sana in corpore sano” e siete in carenza di concentrazione, il consiglio è quello di fare delle lunghe passeggiate immersi nella natura, d’altronde anche il grande filosofo Friedrich Nietzsche, affermava che: “Tutte le grandi verità sono concepite camminando”.
#L’angolodelbenessere #CoachMery #Staremegliosipuò #Mantenersiinforma