

La struttura è composta da una cucina, un ripostiglio, un ambulatorio medico per il primo soccorso dei felini, due stanze di degenza e un cortile recintato. Solo per il cibo, i volontari spendono circa 650 euro; per le spese veterinarie tra i 500 e i 1000 euro; per i medicinali e le spese varie altri 300 euro al mese. Per far tornare i conti la Melampo, che gestisce anche il canile, sottrae le quote destinate ai cani (dal valore doppio) per destinarle ai mici in difficoltà senza percepire nemmeno bassi rimborsi spese.
“A volte facciamo delle collette o delle iniziative di autofinanziamento, poi ci sono persone speciali che ci aiutano, a volte anche con le ‘adozioni del cuore’ di animali in condizioni disperate”.
Per loro mai un giorno libero (i volontari sono sempre reperibili) e rapporti “difficili” con l’azienda sanitaria locale: “La nostra è una struttura sanitaria che dovrebbe assistere gli animali, per un massimo di 15 giorni, dopo le cure veterinarie. In realtà arrivano da noi cucciolate, gatti malati che dovrebbero subire eutanasia magari vittime di investimenti e che i proprietari non vogliono più che stanno da noi a volte mesi, a volte anche un anno”.