Pesaro Urbino, economia in affanno e prospettive in salita per le imprese
- 7 Gennaio 2025
Pesaro – Rallentamento dell’economia pesarese nel 2024 e prospettive incerte per il 2025. E’ il quadro che amerge analizzando i dati relativi alle dinamiche sulla domanda di lavoro, sulla demografia di imprese e sull’andamento di alcuni settori. A dirlo i numeri del Centro Sudi della CNA che rivelano una riduzione preoccupante del numero di imprese ed anche una flessione per quello che riguarda la domanda di lavoro. A soffrire maggiormente sono il settore delle costruzioni, quello dell’agricoltura ma anche della manifattura e del commercio e della moda. Unico dato in controtendenza quello dell’export che segna un timido 0,4% in più ma che diventa quasi un record se raffrontato alle altre province delle Marche tutte in zona negativa. Bene anche il settore della nautica e dell’export dei mezzi di trasporto. Ma sono le sole note positive in un quadro generale poco rassicurante e, come detto, dalle prospettive incerte.
La demografia d’impresa nella provincia
Secondo i dati più aggiornati disponibili, le imprese attive della provincia sono 30.546 (aggiornamento al 30 novembre 2024), e sono in calo per tutti i macro settori di attività ma soprattutto per agricoltura e per costruzioni. Per nessun macro settore si intravede una soluzione al trend sistematico di diminuzione del numero di imprese attive avviato a partire dal 2022.
Se si confronta il periodo gennaio-novembre del 2024 con lo stesso periodo del 2023 (ponendo a confronto per correttezza gli stessi primi 11 mesi del 2024 rispetto ai primi 11 mesi del 2023), si vede che la provincia perde il 6,3% delle imprese attive (-2.062 unità) per effetto soprattutto delle perdite nei settori del commercio e riparazione veicoli (-695 imprese), delle attività manifatturiere (-360 imprese), delle costruzioni (-357 imprese), dell’agricoltura (-258 imprese), e sorprendentemente anche dei servizi di alloggio e ristorazione (-225 imprese).
Cala anche il numero delle imprese nei trasporti e magazzinaggio (-64 imprese) e nei servizi di noleggio, ag. viaggio, servizi supporto imprese (-43 imprese). In calo sono pure i servizi alla persona e alla casa (altre attività di servizi: -25 imprese). Cala, quindi, il numero delle imprese attive anche in quasi tutte le attività di servizio diverse dal commercio, dai trasporti e dal turismo. A confronto con la regione nel suo complesso, la provincia perde più rapidamente imprese in tutti i principali settori e non registra eccezioni nemmeno per le attività di servizio più avanzate (come invece avviene per il complesso delle Marche).
*Nota: Sono dati sui quali si deve tener conto dell’opera di cancellazione di tutte quelle imprese inattive da anni che la Camera di Commercio delle Marche (tra le prime in Italia), sta conducendo. Una sorta di pulizia e scrematura dai registri di quelle imprese che risultavano ancora nel computo generale pur non operando da anni. Numeri dei quali occorre tener conto nella valutazioni generali considerato che, nell’intera regione, sono state cancellate d’ufficio 6.600 imprese nel 2022; 4.648 nel 2023 e 7.255 nel 2024. Nei prossimi giorni sarà la stessa Camera di Commercio a rendere note quelle che riguardano nello specifico la provincia di Pesaro e Urbino anche se, secondo stime che potrebbero discostarsi di poco dalla realtà, potrebbero essere all’incirca ¼ delle 18.723 a livello regionale e quindi poco più di 4.500 le imprese inattive cancellate dai registri.
Le dinamiche dell’export provinciale
Nei primi nove mesi del 2024 le esportazioni dalla provincia di Pesaro e Urbino registrano una crescita pari a +0,4%, assai modesta ma in controtendenza rispetto alla diminuzione che si registra per tutte le altre province delle Marche. La crescita dell’export registrata dalla provincia è di 10,3milioni di euro su un totale di 2,5 miliardi di euro cumulati dei primi nove mesi 2024 (pari al 23,7% dell’export complessivo marchigiano; nello stesso periodo dell’anno prima, l’export delle provincia era pari a “solo” il 16,3%, principalmente per effetto del ruolo del settore farmaceutico, che ha portato il peso dell’export della provincia di AP pari al 43% di quello regionale).
L’export della provincia è in particolare difficoltà per le produzioni di beni strumentali (Macchinari e apparecchi n.c.a.: -30,7milioni pari al -4,6%; nella regione, però, tali produzioni perdono export assai più velocemente: -13,5%). Diminuisce fortemente l’export anche per le produzioni del sistema moda (Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori: -16,7 milioni di euro in meno rispetto ai primi nove mesi del 2023, pari al -10,2%, una diminuzione doppia in termini percentuali rispetto a quella regionale, pari a -5,3%).
La fortissima crescita dell’export dei mezzi di trasporto (+33,6milioni di euro, pari al +48,1%) è per la provincia in netta controtendenza rispetto al dato complessivo regionale (-10,6%) ed è dovuta alla performance delle attività cantieristiche e nautiche, che registrano da sole una crescita di 35,4milioni pari al +224,8%, a fronte di un -24,8% dello stesso settore nelle Marche. A questi dati si devono aggiungere le ottime performance nell’export di Benelli Moto, brand che sta cominciando a riscuotere successo anche all’estero e della Tm Kart, azienda pesarese specializzata nella costruzione di motori per la specialità.
Le dinamiche del lavoro
Secondo il Sistema Informativo Excelsior a fine 2024, in provincia di Pesaro e Urbino nel mese di dicembre sono programmate circa 1.690 entrate al lavoro, 130 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (pari al -7,1%); nelle Marche le entrate previste a dicembre sono 7.380, 330 in meno rispetto al 2023 (-4,3%).
Nel trimestre dicembre2024-gennaio-febbraio2025 nella provincia di PU si prevedono 7.330 ingressi, -2,8 % rispetto allo stesso periodo dell’anno prima; nelle Marche le entrate previste nello stesso trimestre sono 30.720, pari al -0,6% rispetto al 2023. Dunque, la crisi nella provincia si fa sentire più decisamente rispetto al complesso delle Marche sotto il profilo delle nuove entrate al lavoro previste.
A confronto con i dati relativi al complesso della regione, la composizione delle entrate previste tra industria (manifatture più costruzioni) e servizi sembra poco differente; per la provincia di Pesaro e Urbino è invece assai più deciso il ruolo delle attività meccaniche ed elettroniche nella domanda di nuovi lavoratori.
Le previsioni
Facile intuire come le previsioni per l’economia della provincia non volgano al buono. Alle ben note difficoltà strutturali del sistema economico provinciale (mancanza di infrastrutture e collegamenti stradali, ferroviari, navali e telematici), si aggiunge una rigidità del sistema bancario poco incline a concedere credito; una scarsa propensione delle imprese a fare rete e ad investire. A tutto questo si aggiunga una nuova tempesta perfetta. Il combinato disposto di aumenti di gas, elettricità ed ora anche acqua, rischia di mettere in ginocchio migliaia di imprese in provincia di Pesaro e Urbino.
La CNA di Pesaro e Urbino denuncia una situazione più che preoccupante anche per i prossimi mesi. All’aumento del gas (già ora quotato ad oltre 50 euro a megawattora) e stimato in un 30% in più nei prossimi mesi, si aggiunge quello dell’energia elettrica (18-20% in più solo nei primi tre mesi dell’anno), ed ora quello abnorme delle tariffe dell’acqua che ha visto raddoppiare e in qualche caso triplicare le bollette. Un combinato disposto di aumenti di gas, luce e acqua, (senza considerare l’aumento in corso del costo dei carburanti e in particolare del gasolio ma anche dei pedaggi autostradali e il costo di numerose materie prime in conseguenza ai già citati costi dell’energia), che temiamo possa innescare una gravissima recessione per l’economia locale già messa a dura prova in questi ultimi dieci anni. Preoccupano inoltre per le prospettive. Chi avrà voglia di aprire un’attività ai costi d’esercizio attuali? Chi farà investimenti di fronte a questa valanga di aumentati costi?”.
Servono dunque interventi urgenti, misure straordinarie anche da parte delle istituzioni per fronteggiare quello che si profila come un inverno durissimo”.