Fano (PU) – “Durante l’ultimo Consiglio comunale del 2024, la maggioranza ha approvato una mozione per introdurre il cosiddetto ‘fattore famiglia’, già adottato in quattro regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto e Lazio). Nonostante gli emendamenti, ho votato contro, insieme ad altri consiglieri di opposizione, perché questa proposta rischia di frammentare e indebolire il sistema di servizi sociali che, come sottolineato anche dall’ex assessore Del Vecchio, a Fano è da tempo virtuoso”. Ad affermarlo è Dimitri Tinti, consigliere di minoranza del Partito Democratico.
“Il ‘fattore famiglia’, nella sua applicazione, – spiega tinti – tende a sovrapporsi ai criteri già previsti dall’ISEE, uno strumento normato a livello nazionale dal 2013 che, pur con margini di miglioramento, garantisce equità nell’accesso ai servizi sociali e già tiene conto della composizione familiare e delle fragilità. Introdurre nuovi meccanismi locali, infatti, rischia di creare confusione e disparità di trattamento, favorendo alcune categorie a discapito di altre, come le famiglie monoparentali o gli anziani soli. Inoltre, nelle Marche manca una normativa regionale sul ‘fattore famiglia’, rendendo questa mozione prematura e priva di una cornice strutturalmente adeguata”.
“Fano, con il TURSSA (Testo Unico Regolamentare dei Servizi Socio-Assistenziali), – evidenzia ancora Tinti – ha costruito un sistema di regole e criteri, condiviso con le organizzazioni sindacali, poi adottato nel 2021 dall’ATS 6 e quindi esteso a tutti i 9 Comuni. Questo modello garantisce trasparenza e uniformità nell’accesso ai servizi sociali, utilizzando l’ISEE per determinare priorità e interventi. È uno strumento che può essere ulteriormente migliorato, ma che ha già dimostrato di funzionare in modo equo ed integrato, premiando l’ATS 6 con maggiori risorse da parte della Regione Marche”.
“Va ricordato – conclude Tinti – poi che, con la Legge Regionale 30/1998 e il Fondo Nazionale per la Famiglia, esistono già strumenti e risorse per supportare le famiglie in ambiti cruciali come la genitorialità e la conciliazione vita-lavoro. Questi interventi devono essere rafforzati dalla Regione e dal Governo, soprattutto finanziariamente, ma non si può ignorare che siano operativi e producano risultati”.