ANCONA – “Per andare a caccia nelle Marche occorre l’avvocato per quanto si è ingarbugliata la normativa. Manca una visione chiara e chiarificatrice dell’attività venatoria”. Il consigliere regionale Mirco Carloni si esprime così dopo aver votato a favore della proposta di legge unificata e anche dell’emendamento elaborato dalla commissione per evitare il blocco della caccia.
“Purtroppo in passato – scrive Carloni – si è scelto di trasformare gran parte del territorio come ZPS, cioè zona a protezione speciale. Adesso quella pianificazione è un danno per il territorio, perché mancano i soldi per realizzare la manutenzione di quei territori che sono diventati sempre più fragili, perché in passato l’agricoltura e la caccia non erano visti come nemici della natura, anzi concorrevano ad un’armonia che teneva in ordine i fossi, i rigagnoli e le zone più abbandonate che erano proprio quelle dove i cacciatori erano gli unici a vigilare e manutenere. Ad un certo punto questa “protezione speciale” ha tolto l’accessibilità in queste zone speciali e nessuno si è più preoccupato di manutenere questi territori della nostra regione. Ad aggravare la situazione si aggiunge la mancanza del “piano faunistico regionale” e quindi di una pianificazione unica per l’esercizio dell’attività venatoria. La mancanza di questa pianificazione ha creato le condizioni per i ricorsi degli ambientalisti che non hanno fatto altro che mettere messo in evidenza un’inadempienza della Regione Marche”.
“Oggi creiamo una norma, dopo che ci sono volute ben 7 pdl, solo per evitare di bloccare la caccia a metà della stagione venatoria. Quello che è incomprensibile e che fa arrabbiare i cittadini, siano essi cacciatori o ambientalisti, è la mancanza di certezze del diritto visto che un cacciatore paga la tassa regionale, quella provinciale e quella ATC per esercitare la caccia e poi, in corsa, vengono cambiate le regole, gli viene vietata quell’attività per cui ha pagato ed iniziano quindi i ricorsi. Il cacciatore, quando rispetta le regole, rappresenta un’opportunità per il territorio, sia come sentinella, sia come regolatore degli equilibri naturali. Gli ungulati in modo particolare hanno superato il livello di guardia danneggiando l’agricoltura e rendendo pericoloso persino transitare in campagna. Questa situazione genera sempre di più l’abbandono dell’entroterra. Da anni gli allevatori levano grida di dolore per i danni dei predatori, ieri un lupo è stato avvistato sul San Bartolo, e degli ungulati che crescono in modo esponenziale. Il cacciatore non è un cittadino di serie B. Nella caccia ci sono tanti valori importanti come la passione per il territorio, la conoscenza profonda degli animali, il rispetto delle regole e degli equilibri naturali. Noi però abbiamo il dovere di creare regole chiare e coerenti. Se cambiamo continuamente le norme o, peggio ancora, se non realizziamo il piano regionale faunistico, ossia non creiamo una vera pianificazione, veniamo meno al nostro dovere”.