Fano (PU) – “Rispetto all’anno scolastico passato, nelle casse del Comune entrano 20mila euro in meno e questo perché, in base alle nuove tariffe, il 71% degli utenti che usufruiscono del servizio Nido e il 54% di quelli che usufruiscono delle mense scolastiche pagano meno”.
In un periodo in cui l’assessorato ai Servizi Educativi viene “accusato” dal M5S di fare la “cresta” sulle rette, l’assessore Samuele Mascarin rende noti i dati su quelle degli Asili Nido e refezione scolastica dopo il ricalcolo del modello Isee e sono dati che danno una visione completamente opposta. “Per la prima volta dopo 15 anni – spiega Mascarin coadiuvato dalla dirigente dei Servizi Educativi, Grazia Mosciatti e dalla funzionaria dell’Ufficio Rette, Maria Grazia Bartolucci – sono state modificate le fasce di calcolo che da 19 sono passate a 33 e questo per avvicinarsi ad un criterio di valutazione sempre più corrispondente al vero (l’anno scorso 2 famiglie su 3 erano inserite in ultima fascia e quindi costrette a pagare il massimo) e cercare di agevolare quanto più possibile il ceto medio. Dopo un lavoro di due anni, di concerto con Cgil e Cisl che ringrazio, abbiamo diminuito la soglia di esonero (1° fascia) a 3.880 euro ed innalzato quella massima da 20.800 a 34.800″.
E’ bene specificare che queste cifre non si riferiscono al mero calcolo reddituale della famiglia, ma sono un coefficiente matematico derivante da svariati fattori, ma ciò che è certo è che la fascia massima, cioè le famiglie che pagano il massimo per tali servizi, è scesa dal 45% al 21% per quanto riguarda il nido e dal 63% al 45% per quanto riguarda le mense.
“In base a questo ricalcolo – prosegue Mascarin – ciò che qualcuno diceva in estate, e cioè che molte famiglie avrebbero rinunciato al servizio mensa, è smentito dai numeri. Nel 2017/2018, 219 famiglie hanno rinunciato contro le 250 di media degli anni scorsi (su un totale di circa 1800 iscrizioni)”.
Altro dato importante snocciolato riguarda le circa 10 famiglie che, dopo questo nuovo ricalcolo delle tariffe, hanno “trasferito” i propri bambini da asili privati ad asili pubblici e l’aumento delle famiglie esonerate dal pagamento che sono l’11% per quanto riguarda il Nido e il 15% per la refezione”. I 20mila euro di entrate in meno corrispondono dunque a ciò che le famiglie risparmiano, una cifra, come ammesso da Mascarin, forse non altissima, ma che sicuramente rappresenta un’importante inversione di tendenza.